di Claudio Pea
Me lo ricordo come fosse ieri: era il 4 marzo, domenica, ed ero già col morale sotto le suole. La sera prima la Juve del Conte Antonio aveva pareggiato in casa con il Chievo, mentre il Milan aveva spianato il Palermo con Ibra e tre gol dello Zingaro uno più mortale dell’altro. Terza stella addio? Così pareva e per fortuna non è stato. In 50 mila ai funerali di Dalla: il compagno del grande Lucio legge “Le rondini” e scoppia in lacrime. Lo piange tutta Bologna e l’Italia intera: “Te voglio bene assaje”. Si commuove anche Putin: “Vittoria onesta” giura, ma nessuno gli può credere. Tranne ovviamente l’amico Berlusca. A Pietroburgo la giostra dei brogli elettorali e a Mosca un giro in autobus per votare visitando tre-quattro sezioni e deponendo in ciascuna pile su pile di schede. Per la serie: era molto meglio prima quando si stava male e si moriva di fame. Nel Belpaese possono scherzare solo Grillo e Gene Gnocchi senza correre il rischio di beccarsi un calcio nel sedere: “Balotelli come il Pd: farà le primarie per scegliere chi dovrà sposare”. E ancora, quel Rompipallone: “Svolta nel calcio scommesse. Dopo otto ore di colloquio Gervasoni e il pm De Martino hanno annunciato d’essersi fidanzati”. E alle 21 e 10, minuto più minuto meno, di quella domenica senza sole l’annuncio ferale di Sergino Scariolo: “Siena è morta!”. Non ci posso credere. “Ve lo posso assicurare” urlava Don Gel in faccia agli arbitri che nell’occasione erano Sahin, il numero uno in Italia, Taurino e Mattioli. E lo ribadiva anche Gianluca Pascucci, amministratore delegato dell’Emporio Armani, strappandosi la giacca e rotolando sul parquet, dove per la verità non ci poteva neanche stare. Ma cosa è mai successo? mi chiedevo sbalordito e sconvolto. “E’ girato il vento”. Forse un tornado? “Peggio ancora: una tromba d’aria più rancida dell’altra. Probabilmente fughe di gas nervino”. Peccato perché la Montepaschi era una bella squadra: cinque scudetti e quattro Coppe Italia di fila. Non so se mi spiego. Sempre con Simone Pianigiani, capitan Stonerook e Marco Carraretto che erano proprio dei gran bravi figlioli. E’ però molto strano che non ne abbiano parlato il giorno dopo i giornali. Non dico la Gazzetta che odia Siena come la Juve e s’occupa solo di Nba, ma almeno il Corriere della Sera poteva dedicare alla Montepaschi un necrologio di tre righe, le stesse che generosamente regala ogni due giorni alla pallacanestro italiana. E così domani Milano, che nel frattempo ha eliminato Pesaro, con chi giocherà la prima finale tricolore? Non con l’amica Cantù di Fiona Cremascoli e GasGas Trinchieri che è stata addirittura fatta fuori nei quarti dalla piccola e tenera Scavolini. E allora con chi? Non con Siena perché anche nei giorni successivi Scariolo ne ha confermato il decesso pure al procuratore federale Roberto Alabiso che evidentemente gli ha creduto. Se no, come minimo, l’avrebbe mandato a quel paese. Oppure sono io, altro che Don Gel, che ha sbagliato a fare i conti e l’Armani, vincendo lunedì a Pesaro grazie al sostegno di ben tredici fedelissimi tifosi, arbitri esclusi, e all’unico canestro da due punti segnato (da Gentile) nel quarto periodo, ha già vinto lo scudetto. Uno scudetto strameritato perché figlio del buon senso e dell’austerity, oltre che delle diaboliche strategie di una società che ti stupisce continuamente perché vive in un altro mondo e non se ne rende conto. Rompendo il salvadanaio per pagare il biglietto di ritorno nella Nba al povero Danilo Gallinari. Spartanamente bussando alla porta della ricca Atene e in elemosina ricevendo tre scartine: Bourousis, Fotsis e Nicholas che Scariolo ha avuto l’indiscutibile merito di valorizzare lanciandoli così com’erano, nudi e crudi, sul palcoscenico internazionale. Chiudendo un occhio se l’estroverso e simpatico Alessandro Gentile, una faccia una razza, va a cena con una brasiliana più grande di lui: son ragazzi, lasciamoli crescere e divertire. E poi non tutti possono avere una stupenda modella dell’Est come morosa: vero Mancinellus? Convincendo Hairston di tagliarsi di un terzo lo stipendio rispetto a quel che prendeva l’anno prima a Siena, ma vuoi mettere la libidine d’incontrare un pomeriggio Tranquillo e Buffa in via Montenapoleone che fanno le compere da Armani? Spedendo Eze negli States senza passargli un centesimo o gratuitamente strappando Gentile alla Benetton che tanto chiude. Per non parlare di Angioletto Melli che gioca una media di ben 11 minuti e mezzo a partita, due per la verità in meno di Tomas Ress che non è nato in Austria e neanche in Slovenia, ma in provincia di Bolzano. Io comunque già oggi sono a Siena dove mi aspetta al tramonto fuori porta la sagra della tagliatella col sugo di cinghiale. E sabato sera, tanto per non saper né leggere né scrivere, un salto lo faccio lo stesso al palasport di via Achille Sclavo. Magari c’è anche la prima partita di finale e non è detto, come è pronto a scommetterci l’amato ex cittì Sandro Gamba, che Milano vincerà per 4-2 la serie. A domani.