Mors tua vita Pea: l’imperdonabile dimenticanza di Peterson

mors tua vita …Pea

di Claudio Pea

Me lo potrò mai perdonare? Non credo. A San Silvestro, saranno state le sei di sera, ho telefonato a Simone Pianigiani per gli auguri. Tra noi un ottimo rapporto: più di un giornalaio con un allenatore. Amici? Quasi. Com’era con D’Antoni prima che Michelino frequentasse brutte compagnie e diventasse come loro: falso e borioso. Che fai stasera? “Mi guardo la partita in video”. Nessun cenone di fine anno, forse una pizza, al massimo un brindisi frettoloso a mezzanotte con il braccio destro, l’Uomo Dalmonte. Un buon libro prima di dormire poche ore. Niente di nuovo, nulla di speciale: non stento a credergli. Domani arriva il figlio che è rimasto a studiare a Siena. Venerdì sbarcheranno sul parquet di Istanbul i campioni d’Italia che Simone farà fatica a riconoscere dalla squadra che con lui ha vinto a mani basse il sesto scudetto di fila. Sono rimasti solo Moss, Carraretto e Ress. Mentre lui al Fenerbahce si è portato appresso quello che era il meglio della Montepaschi: McCalebb e Andersen. E si è ripreso l’angelo nero dei Masai: Romain Sato. Una telefonata di una buona mezzora. Chi la paga? Con l’Europa si fa a metà. Ma con l’Asia. Pianigiani abita infatti sull’altra sponda del Bosforo. In un quartiere nuovo, ricco, confortevole. A un tiro di schioppo dall’ufficio, dalle palestre, dal palasport sempre pieno. Anche ieri erano in quindicimila. E alla fine devono esserci rimasti molto ma molto male. Mai però come Simone che non avrebbe mai e poi mai immaginato di beccare in una volta sola quasi cento punti a Istanbul, e addirittura 41 da Bobby Brown, del quale soltanto lunedì gli avevo parlato non benissimo. Un incubo. Molto peggio: un autotreno di non so quante tonnellate che non fermi neanche coi bazooka.

Quale partita? “Mi vedrò Venezia-Siena”. Io l’ho già vista ieri sera in prima fila al Taliercio, tre sedie più in là di supercoach Brugnaro, e mi è bastato.  “Sarebbe a dire?”. Che la Montepaschi ha preso una brutta imbarcata nel quarto periodo: 23-4 di parziale, così tanto per gradire, e buonanotte sognatori. Anche se per la verità Hackett ha avuto in mano la palla della tripla per la vittoria che s’è ammosciata come le altre sul primo ferro del canestro lagunare. Probabilmente sul 39-52 hanno pensato di averla comunque vinta. Forse avevano ancora in testa la partita capolavoro con il Maccabi o erano già da te, tra le nuvole, nel cielo di Istanbul. Fatto sta che nel mio taccuino ho sparacchiato questi voti: Brown 5/6 (e 6 palle nella pattumiera), Janning 4 e mezzo (leggerino), Moss 6 (l’unico vivo), Kangur 5 (svogliato), Eze e Carretto 6- (di stima), Ress 6 (perché è Ress, il mio pupillo), Hackett 5, Sanikidze 4. “Ma come sei cattivo!”. Lo sono, specie con il georgiano che da quando è a Siena non ha indovinato una partita che sia una. Ed è il meglio pagato. “Magari si sveglierà proprio contro di noi”. Ed infatti così è stato, ma te lo giuro, Simone, non volevo imbarcar cucchi, né prenderti per i fondelli o, men che meno, portarti fuori strada. E, se sei un amico, prova col tempo a perdonarmi.

Dai giocatori della Montepaschi ci penso io ad essere subito graziato. Come? Cantando le lodi di Siena per la partita perfetta con il Fenerbahce e sul tappeto volante srotolare i voti più alti che nell’ultimo lustro non ho mai dato. 10 a Brown perché così si gioca solo in paradiso. Ma anche 8 a Moss e Sanikidze che è stato finalmente quello che Minucci e Banchi hanno per tre mesi sognato: il lungo che fa la differenza e ti cambia le carte in tavola, alza il ritmo e ti spaventa da morire. Sette e mezzo a Hackett e pure a Thomas Ress che negli ultimi minuti non ha tremato di fronte a nulla e men che meno davanti a McCalebb. Viva Mens Sana e viva Luca Banchi che ha impasticciato la difesa di Pianigiani e indovinato il quintetto per il gran finale: Brown, Hackett, Moss,  Carraretto e Ress. Quattro piccoli e tre italiani. Imperdonabile è invece Dan Peterson che nei suoi pronostici di Capodanno ha snobbato Banchi e non l’ha infilato nemmeno tra i primi tre allenatori del 2013. Mi sta bene Vitucci, meno Sacchetti che ha già vinto il premio nella passata stagione, ma Bucchi? La gente sa appena appena dove allena. Già che c’era poteva allora metterci pure il suo Scariolo che è riuscito in fondo domenica nell’impresa, come hanno scritto le gazzette, di battere dopo due tempi supplementari la grande Biella. E’ proprio vero: tutto mi sarei aspettato dalla vita, mai una dimenticanza del genere da Din-don-dan. Così come non ci posso credere di aver visto in televisione Roberto Chiari, uno dei tre arbitri di Khimki-Barcellona di EuroLega. Ma forse mi sono sbagliato. No, non era lui. Eppure aveva i capelli bianchi come i miei e sembrava quasi mio nonno. Massì, quest’anno ha vinto persino il premio Reverberi. E lì non si sono sbagliati, ma Pietro Reverberi si sarà lo stesso rivoltato nella tomba.