di Claudio Pea
Ma Don Gel c’è o ci fa? L’uno e l’altro. Ma Giorgio Armani lo sa? Chissà? Però, ripensandoci, credo proprio di no, altrimenti da quel gran uomo che è sono sicuro che gli salterebbe la mosca al naso e alzerebbe un cicinin la voce. Perché dei soldi che i sottopancia gli hanno buttato pure quest’anno dalla finestra, e che Eze e Nicholas si sono affrettati a raccogliere, magari non gliene può importare di meno: sono suoi e può spenderli come più gli pare e piace. Ci mancherebbe altro. Però se venisse a sapere che la sua società ha stabilito in questa stagione un record, cioè quello del triplo deferimento federale nell’arco di appena ottanta giorni, non so se gli andrebbe giù. Difatti negli ultimi tre mesi scarsi sono stati chiamati dal giudice Alabiso prima il figlio di Nando Gentile, poi Don Gel e buon ultimo Livio Proli. E non importa se alla fin fine Alessandro se l’è cavata con una piccola multa, che oltre tutto gli pagherà la mamma o il presidente stesso, e Sergino con una reprimenda con la quale si può benissimo anche sciacquare le palle. Né c’è da meravigliarsi se nel BelPaese si sa come scandalosamente vanno a finire queste cose: sempre a tarallucci e vino e, nel caso della pallacanestro, più propriamente nel cestino. Ma resta il fatto di per sé grave che un club, che Giorgio Armani vorrebbe che fosse di buon esempio per tutti com’è il suo marchio nel mondo dell’alta moda e che Scariolo indica come “l’unico vero progetto che c’è nel nostro basket”, si macchi di questo primato negativo soltanto perché in una semifinale di Coppa Italia contro Siena l’arbitro Facchini ha sbagliato a contare sino a cinque, ammesso e non concesso che Bremer non ci abbia messo per davvero più di cinque secondi prima di liberarsi della palla. Il sospetto è che i sottopancia raccontino al loro patron sempre quello che vogliono e gli nascondino invece la pura e semplice verità, ma anche questi sono comunque fatti loro e, come direbbe mia nonna in carriola, anch’io “di Rovigo non m’intrigo” e punto diritto verso il Po.
Se c’è poi qualcuno che non sa fare bene i conti, e men che meno le addizioni, questo è proprio il nostro Don Gel che ha preso il posto di Din Don Dan. Difatti anche oggi, nell’ennesima fastidiosa intervista rilasciata contemporaneamente alla Gazzetta e a Tuttosport, nella quale, peggio di un vecchio disco rotto, rinnova le accuse alla Montepaschi senza uno straccio di prova e senza far mezzo nome e cognome, il buon Sergino Scariolo dimostra che per lui tre più tre non fa sei, ma quattro o al massimo cinque. Ora che Milano infatti abbia il secondo budget d’Italia dopo Siena, questo risulta solo a lui. A meno che non si sia dimenticato d’inserire nella borsa della spesa di Armani il signor Eze, che con gli stipendi milanesi sta passando delle vacanze d’oro negli States, e il signor Nicholas che è stato liquidato in quattro e quattr’otto. O forse fa sette? Chiedetelo a Don Gel. Tanto più che mi potrò anche sbagliare, ma a me risulta che, mentre Minucci due estati fa ha dovuto rinunciare a quel gioiello di Sato, il mio divino Masai degli altipiani, perché non poteva permetterselo, Proli ha invece bussato quest’anno alla porta dello stesso Panathinaikos, ricchissimo vincitore della passata Eurolega, e a suon di quattrini gli ha strappato in un colpo solo Fotsis e Nicholas dopo aver acquistato dall’Olympiacos un certo Bourousis che proprio due euro in croce non costa.
Peccato, devo chiudere: tra meno d’un’ora cominciano i playoff, si torna se Dio vuole a giocare, alle chiacchiere seguiranno i fatti, e alle bugie i canestri (e le torte) in faccia, e non voglio per nessuna ragione al mondo perdermi la prima tra Siena e Varese. Però ancora un paio di cosine voglio dire. Tutti (o quasi) sono contro Siena. E io, a bando di equivoci, sto con Siena. Così come tifo Juve e, se Milano e Cantù dovessero incontrarsi al 99 virgola 9 per cento in semifinale, udite udite, lo giuro: starò dalla parte di Gas Gas al quale mi va subito di spiegare che nell’alleanza con Armani (contro la Montepaschi) ci perderà soprattutto la sua squadra perché sta facendo solo il gioco di Scariolo. Il quale mira ad una sola cosa: avere dalla sua gli arbitri, si chiamino Lamonica o Sahin, Cicoria o Cerebuch, Facchini o Vattelapesca, ai quali chiederà, se necessario, di segnare anche i tiri liberi. Altrimenti senza il loro aiuto dalla lunetta con cavolo che incontrerà Siena nelle finali-scudetto che lui ha già provveduto a buttare in rissa e che non vorrei mai che finissero anche in vacca.
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