di Claudio Pea
Uno, due, tre a zero. Ho sempre un terribile prurito qui: ai polpastrelli. Tant’è che mi sono fatto vedere anche dal dermatologo. Il quale mi ha ordinato il Polaramin, una pomata antistaminica appiccicaticcia come il gel squacquerone che ogni mattina Sergino Scariolo si spalma sui capelli guardandosi allo specchio e dicendosi: “Ma quanto sei bello!”. La mia Tigre invece sostiene che mi passerà tutto non appena saranno finiti i playoff e avrò cominciato a svuotare il sacco. Che è ancora molto pieno: fidatevi. Iniziando magari da stanotte o, al massimo, da domenica dopo cena. Ma domenica è il 17 e allora già mi tocco. La settimana scorsa all’Athena, in contrada della Pantera, mi avevano del resto involontariamente assegnato la camera 717 che ho subito cambiato in fretta. E mi hanno dato la 808: l’otto è il numero di mamma e non solo quello del Gallo.
E infatti, come volevasi dimostrare, Montepaschi-Armani 86-77 e addirittura 86-58. Lo so, il caldo è bestia e dà alla testa, l’aria è rancida e le trombette spaccano i timpani, ma si potrebbe un po’ sudando, e soffrendo, anche andare avanti sino al solstizio d’estate che cade il 21 giugno. Giovedì, San Luigi Gonzaga, che morì di peste ad appena 23 anni. Intanto mi continuo a grattare di brutto come fa sempre, quando va in lunetta, Pietro Aradori: lui dice che gli porta bene, io penso piuttosto che abbia proprio il vizietto. Comunque sia, avrei un’altra prurigine: sapere come sarebbero andate le cose se sulla panchina di Milano non stesse oggi seduto Don Gel, ma GasGas. Sicuramente meglio per l’Armani e peggio per la Montepaschi. Almeno Trinchieri nel giugno scorso vinse con Cantù la terza finale e non importa se uno dei tre arbitri (come stasera) fu Cicorino Cicoria: sfiorò pure il bis nella quinta a Siena. E poi GasGas, lo ammetto, sarà anche un Banda Osiris ma le storie e le barzellette le sa raccontare molto meglio di Scariolo. E si spara, perde, ma non fa la zona. In più è milanese, e non bresciano come Don Gel, costa sei sette volte meno e, se potesse avere Cook, Fotsis e Bourousis, invece di Cinciarini, Brunner e Marconato, ma anche solo Nikolas e Eze, li farebbe giocare assai meglio: non credete? Intanto stamane ho comprato sotto la galleria due libretti di 16 centimetri per 12 e di appena 120 pagine. Il primo, “I schei no i ga gambe ma i core”, i soldi non hanno gambe ma corrono, anzi volano se hai le mani bucate come le mie, lo vorrei regalare a Giorgio Armani perché “ne avrà anche per i Beati e Paoli” ma non si buttano via così specie in questi tempi di vacche magre. Il secondo, “Scopare”, edizione Sassi & Picozze, me lo tengo invece ben stretto perché è il sottotitolo, “per dimagrire e guarire”, che m’intriga e magari m’aiuterà, come garantisce, a perdere qualche chilo e soprattutto a liberarmi da questa orticaria ai polpastrelli che mi prude da morire. Ma come si fa a leggere che “arbitri, giocatori e allenatori possono esprimersi al Forum senza intimidazioni” e non replicare che per la verità non più tardi di martedì notte gli ultras vigliacchi dell’Armani hanno sfasciato i vetri del pullman della Montepaschi come è noto anche ai bambini della Lucania e non evidentemente ai gazzettiere longobardi? Che poi gli arbitri di gara tre non siano stati intimiditi dal pubblico, questo sarà (forse) anche vero, però che Don Gel con le sue moleste e ossessive accuse a Siena e a tutto il sistema non abbia in qualche modo influenzato mercoledì sera Tolga Sahin, Guerrino Cerebuch e Roberto Begnis questo non lo penso solo io, ma l’ha detto (tra le righe) anche coraggiosamente e onestamente Stefano Michelini in diretta televisiva e ai microfoni della Rairadiotelevisione italiana. Difatti mi spiace per i miei cari amici veneziani ma non scriverò più che Sahin è il miglior arbitro italiano almeno finchè non la smetterà, ogni qual volta dirige una partita dei playoff al Forum, di lavarsi le mani ingoiando il fischietto o, molto peggio, fischiettando come il pastorello che s’avventura nel bosco e prova a farsi coraggio, ma si vede lontano un miglio che ha una paura fottuta del lupo mannaro. Quanto a Begnis, preferisco cucirmi la bocca e non aggiungere nulla se non che non si può prima punire Gentile con un fallo e poi assegnarlo a Thornton soltanto perché Don Gel s’è inviperito e McCalebb ha appena segnato il canestro (annullato) del più undici. E Cerebuch? Anche per lui evidentemente esistono due pesi e due misure nel giudicare gli antisportivi: a favore del Gallo si può dare, di McCalebb invece mai e poi mai. Meglio così. E cioè che gli arbitri vestano Armani. Così il nostro Sergino non ha potuto, dopo la caviglia di Fotsis e le trombette senesi, inventarsi anche un terzo alibi. Ma adesso? Ora saranno solo cavoletti suoi se Pianigiani e Stonerook non avranno il buon cuore di regalargli almeno stasera una vittoria che, come l’ultima sigaretta, non si nega mai. Neanche al peggiore dei nemici. E allora dai: fumiamoci insieme una Marlboro. Che la vita è bella. Anche senza l’ombrella e col prurito ai polpastrelli. O con oltre 100 mila euro al mese…