Dove eravamo rimasti? Adesso ricordo: alle trombette che infastidivano i tromboni di Milano. Mentre canticchiavo “eppure il vento soffia ancora” del grande Bertoli e Siena, al settimo scudetto,festeggiava il sesto del Nazareno. E’ passato un mese o poco più da allora. Mi sono preso qualche giorno di vacanza al mare: niente di che, a Jesolo, sotto l’ombrellone con Rocco che gattonava sulla sabbia e la Tigre che si scioglieva, mirandolo, come ghiacciolo al sole. Il prossimo anno vado sull’isola che (forse) non c’è, dove il telefonino non prende e nessuna gazzetta longobarda potrà mai raggiungermi: lo dico ogni estate, a luglio, e poi m’impigrisco invece davanti alla tivù. Noccioline e popcorn, ingrassando da far paura. Quest’anno c’erano gli Europei di calcio e mezza Juve in nazionale: potevo abbandonarla? Ora ci sono le Olimpiadi su Sky con Tranquillo: posso perderle? Assolutamente no. Ho giocato un paio di volte anche a golf: a Venezia e sul Garda, due campi splendidi. Mi chiedete come è andata? Molto male, grazie, ma ugualmente non mi do all’ippica. In fondo se, dopo diciotto buche, fili diritto sotto la doccia, magari qualche etto anche lo perdi. Ma come si fa a rinunciare a una bella birra gelata quando sei sudato bombo? Impossibile. Intanto sulla battigia squilla il Nokia. Rispondo: è Walterino Fuochi che subito mi sfida: “E adesso voglio proprio vedere come te la cavi”. A far che? “Ad ammettere che un Banda Osiris è riuscito a sbarcare a Siena”. Semplicemente lo scrivo: quale problema c’è? Paperoga Crespi sarà il vice di Luca Banchi per i prossimi due anni. D’accordo, non nego che ci sono rimasto molto male, ma solamente perché pensavo che fosse Artiglio Caja il prescelto da Messer Ferdinando Minucci. Tutto qui. Quanto a Paperoga, mi auguro per lui che si sia sul serio pentito, come mi dicono, d’essere stato sino all’altro ieri fratello di sangue degli ominicchi che per primi l’hanno tradito a Casale Monferrato. Come non è stato bello che il Commenda di Treviso abbia fatto cambiare alla Ghirada la serratura delle porte della sede, di modo che Coldebella e Pittis la mattina del primo luglio si sono ritrovati con le chiavi in mano fuori dall’uscio. Cani bastonati più che incazzati. La Benetton doveva morire il 30 giugno con tutti i filistei: questo era il disegno, così è stato, ma non fatemi dire altro. Già ho rivelato quello che tutti sanno da settimane e nessuno lo ha scritto. Neanche il mio caro Walterino Fuochi. Perché? Perché la Banda Osiris ha perso molti pezzi, vedi Paperoga e Acciughino, ma ha radici infinite. E poi la paura fa sempre novanta.Sono stato anche ai monti, in Trentino, non in vacanza ma per lavoro e per seguire in Val di Sole il ritiro pre campionato del Napoli di De Laurentiis. Zio Aurelio è davvero un fenomeno: cento ne fa e mille ne pensa, cambia idea ogni tre secondi e ogni cinque manda a quel paese il mondo del calcio, ma se non esistesse bisognerebbe inventarlo. In più con lui non corri mai il pericolo d’addormentarti come succede invece quando parla Danilo Gallinari e ti domandi come possa dire cose tanto scontate uno che viene dalla Nba e ne dovrebbe sapere almeno due più del suo mentore Cicciobello Tranquillo.Impari dal meraviglioso Niccolò Campriani, che ha appena vinto la medaglia d’argento olimpica in una disciplina, la carabina dieci metri, nella quale non pensavo ci fosse molto da dire e invece sono rimasto lì incantato a ascoltarlo in un’intervista cheho sperato più lunga dei miseri canonici sessanta secondi concessogli da Sky. Ovviamente, visto che ero da quelle parti, il pomeriggio prima del torneo di Trento ho fatto un salto anche in nazionale e sono stato sino a mezzanotte a chiacchierare del più e del meno con il Nazareno che farà bene anche sul Bosforo. Cosa ci siamo detti, se non vi spiace, sono affari solo nostri. Mentre Riccioletto Melli faceva le valigie e gli sarebbe piaciuto saperne almeno il motivo. Glielo spiego io con un consiglio: legga il Malato immaginario di Molière e poi mi sappia dire. Io non aggiungo nulla. Per ora. Però che Simoneabbia problemi solo con gli azzurri di Don Gel, qualcosa vorrà pur dire. Prima Gentile, poi Chiotti, infine Melli. E meno male che Mancinelli non è più dei suoi. David Chiotti avrebbe voluto restare in California per motivi familiari, ma finalmente Meneghin, che non è proprio nato ieri, ha fatto la voce grossa e l’ex di Paperoga Crespi è tornato all’ovile. Intanto senza i Tre Re Mogi (Gallo-Bargnani-Belinelli) abbiamo lo stesso battuto Finlandia, Bosnia e Montenegro e poco importa che non se ne sia accorto nessuno perché le gazzette erano in altre faccende affaccendati. E non parlo solo dei cinque cerchi, ma anche della storia del povero Gianluca Pascucci, che perde la testa per gli Hustopn Rockets e pianta in asso Milano. Sempre che ci crediate…