Mors tua vita Pea: mica si può morire per una partita al Pianella

di Claudio Pea

C’è chi di venerdì 17 si barrica in casa e poi magari gli crolla il soffitto in testa. Io non so che fare. Fuori piove che Trinchieri la manda e poi, lo so, tornerà l’afa che intanto frigge sulla griglia d’asfalto. Di sicuro stasera non vado al Pianella. Dalla cassapanca in soffitta avevo anche recuperato un vecchio elm(ett)o col chiodo in testa che è un ricordo di mia nonna tedesca che aveva avuto in regalo dal cugino di ritorno dalla guerra 15-18. Ma poi da Cantù mi sono arrivate anche delle pesanti minacce e di lasciarci la pelle per una partita di basket proprio non ci penso. Fossi matto. Gara quattro di finale-scudetto me la vedrò dunque su Sky. In ciabatte. Con il cestino di ciliegie tra le ginocchia e la Tigre che, senza mai alzare lo sguardo dalle parole crociate, ogni due o tre canestri urlati mi proporrà: “Ma perché non togli l’audio come fa Oscar Eleni? Così almeno non mi guasto i timpani”. Vedremo. Intanto leggo su Yahoo delle violenze scoppiate nel cuore di Vancouver al termine della finale di Sharley Cup per il titolo del National Hockey League tra gli ultras sconfitti da Boston e le forze dell’ordine. Auto rovesciate e incendiate, vetrine distrutte e negozi svaligiati. E’ proprio vero: le mamme delle teste calde, per non dire di cazzo, sono sempre incinta e non hanno cittadinanza. Il curioso di tutta la triste vicenda è una foto che mostra una coppia di innamorati pazzi che si stanno baciando uno sopra l’altro sul selciato come se intorno a loro nulla stesse accadendo. E invece la polizia da una parte sparava i lacrimogeni, mentre dall’altra i facinorosi se la cominciavano a dare a gambe.
Ora non so quello che potrà accadere stasera al Pianella. Non ci sarà come mercoledì l’eclisse totale di luna, né il primo arbitro sarà Cicorino Cicoria che, come è noto, è un affiliato alla Banda Osiris da tempi remotissimi, né Pianigiani riproporrà Jaric che tutto ha già dato nella splendida partita con l’Olympiacos, ma è pur sempre venerdì 17. Di sicuro Andrea Trinchieri, che dalle parti di Cucciago è venerato come un Dio in terra, non ha lasciato nulla d’intentato in questi ultimi giorni per accendere una sfida già di per sé molto calda ed è inutile che adesso voglia spegnere l’incendio con qualche scroscio di pioggia. Per fortuna ai tuoni la Montepaschi non ha risposto con i fulmini, ma con l’indifferenza che, a volte, fa più male di un brutto pugno in faccia. Però da un ragazzo della sua cultura e intelligenza mi sarei aspettato qualcosa di meno banale del solito scontatissimo attacco al sistema, che privilegia sempre i più forti, e agli arbitri che “permettono a Siena di picchiare a più non posso”. Ai miei tempi anche il Vate Bianchini non perdeva occasione per provocare la Milano di Peterson ma lo faceva con tutta un’altra classe e proclami diversi dal trito e ritrito assalto alla dittatura del potere o dell’impero che prima o poi deve cadere. Ai miei tempi l’immenso avvocato Porelli chiamava quelli di Cantù i pretoni che “alzavano la tonaca e mollavano calci”, ma i magnifici Allievi non avrebbero mai permesso che sul parquet del Pianella potesse piovere di tutto, e non solo accendini e euro, carta igienica e bottigliette, o che le bestie offendessero in quel modo i giornalisti indaffarati a scrivere un pezzo di basket e non una cronaca di guerr(igli)a.
Stasera si giocherà contemporaneamente anche ad un tiro di schioppo da casa mia la terza partita di finale di Legadue: al Taliercio farà caldo eguale e ci sarà da morire lo stesso. E allora sai che fo? Me la registro col secondo abbonamento a MySky che tra una settimana andrò a disdire. Così me la potrò solingo godere nella mia camera da letto sin oltre la mezzanotte e sino all’ultima ciliegia senza che la Tigre mi rompa continuamente strillando: “Non lamentarti poi se ti viene il mal di pancia e se devi correre ogni tre minuti alla toilette”. Di certo l’idea che Venezia e più ancora la gloriosa Reyer possano tornare in serie A piace a tutti. Probabilmente anche a Casale Monferrato, che ha fatto di tutto per perdere gara due suicidandosi nel finale, e al caro Paperoga Crespi che, se uscirà sconfitto anche da questa sfida, come tuttavia non credo, non potrà più dire che ce l’ho con lui se poi lo chiamerò il più grande perdente di successo della storia della nostra pallacanestro. Sì proprio come nel folber il Carletto Ancelotti da Reggiolo che, prima di passare alla corte del Cavaliere, riuscì nell’impresa di regalare uno scudetto alla Lazio e un altro alla Roma. Con la Juve di Zidane e Inzaghi, Del Piero e Trezeguet, Ferrara e Montero, Zambrotta e Davids, Conte e Van der Sar. Non so se mi spiego.