No, non si può. E, se puoi, pensa: è gratis. Perché non si può sempre scherzare con il fuoco. Neanche se sei il miglior portiere del mondo e sei sposato a quella gran gnocca della Seredova. Neanche se hai vinto cinque scudetti di fila e ti reggi in piedi sulle stampelle. Anche se vinceranno entrambe alla fin fine il campionato, cioè Juve e Siena, e non me lo dice solo il cuore. No, non si può picchiare un ragazzino, anche se è maleducato, ti applaude e ti irride con il ditino, anche se è il pollice e non il mignolo. Soprattutto se potresti essere suo padre e di te tutti dicono che sei un gentiluomo. No, non si può pensare che tutto ti sia concesso perché hai i soldi, sei presidente e hai resuscitato la Reyer. Come sostituirti all’allenatore nei time-out o insultare incivilmente Coldebella. No, non si può avere la testa di Balotelli e pensare che ragionando coi piedi (peraltro buoni) si possa calpestare il mondo. Anche se la tua fidanzata è la Figo e deve essere scema a stare con te. No, non si può mettere Cuccarolo nel primo quintetto all’ombra di Bourousis e non pensare che il Ciclope non ti faccia nero. Anche se sei Djordjevic, eri un ottimo giocatore e anche come coach a Treviso te la sei cavata molto bene. No, non si possono passare 453mila euro a settimana alla minorenne Ruby. Men che meno se credi che sia davvero nipote di Mubarak e pensi che qualcuno ti creda che l’hai fatto solo perché hai un cuore d’oro. No, non si può essere per tre anni di fila l’allenatore dell’anno anche se sei Gas Gas e hai tutta la Banda Osiris che ti vota e ti sostiene. A meno che, dopo aver escluso a priori Simone Pianigiani, e non ne capisco ancora la ragione, non si evirino, come direbbe Mughini, stavolta in un sol colpo Artiglio Caja, Meo Sacchetti e L’Uomo Dalmonte che nell’ordine meriterebbero il premio per il 2011-12.
E qui mi fermo col tormentone perché ho già digerito troppe pillole amare e ieri sera Buffon mi ha spappolato il fegato. D’accordo, ne convengo, non si può vivere correndo dietro dall’alba al tramonto, e anche oltre, ad un pallone, che sia di football o di basket, però se ti guardi bene attorno, e vedi solo tristezze e miserie, tanto vale entusiasmarsi per Pirlo e Vidal, o per McCalebb e Andersen, che quanto meno ti aiutano per un paio d’ore a non pensare al Cavaliere (con tante macchie e molte paure) che ha rovinato e distrutto quello che era il BelPaese prima del suo sciagurato ventennio regimentale. Ho comunque sempre con me un ritaglio di giornale, custodito nel retro tasca delle braghe, che è diventato anche il mio credo dal momento che sposa in pieno lo slogan che portano sulle magliette tutti gli Incazzados di Spagna: “Las putas insistimos que los politicos non son hijos nuestros”. Serve la traduzione? Assolutamente non credo, come dice ogni due per tre Cicciobello rispondendo a Buffa o Dembinski, o come cavolo si scrive, a Michelini. Per la verità, così non mi sbaglio più, ho trovato per il supertifoso dell’Armani, che anche ieri sera si è sgolato ad ogni canestro di Cook e Bourousis, un nomignolo che non mi sembra male. D’ora in avanti lo chiamerò Cheetah, italianizzato Cita, la scimmietta di Tarzan, perché non c’è nessun altro sulla terra capace di scimmiottare le telecronache di Tranquillo come riesce all’occhio destro di Maurizio Losa.
Illo tempore con Maurizio abbiamo fatto un sacco di trasferte insieme soprattutto sulle tracce della grande Cantù degli Allievi, di Marzorati e Riva, e non posso che parlarne bene: era un ottimo collega e un delizioso compagno di viaggio e d’avventura. Poi le nostre strade si sono separate: lui ha fatto carriera ed è diventato con merito vicedirettore della Rai e oggi anche responsabile dello sport a Milano, mentre io… Sarà meglio lasciar perdere, altrimenti mi viene un altro coccolone pensando a come Rieffeser è riuscito nell’impresa di mutilare il grande Giorno. Però se un giorno mi capitasse d’incontrarlo, non si sa mai, a bruciapelo gli domanderei: “Ma come hai potuto, Mau, innamorarti di Cita? Tanto più che eri un radiocronista pacato e gentile, mai sopra le righe, che bene sapevi mascherare la (smaccata) simpatia per Cantù e l’intolleranza proprio per le scarpette rosse di Sgambetti e Morbillo. O no?”. Al contrario Cita non fa proprio niente per nascondere la sua delirante passione per una Milano che, ad onor del vero, ha finalmente dopo anni azzeccato un acquisto, cioè quello di Claudio Limardi, neo responsabile – se non sbaglio – delle comunicazioni e delle pierre per la EA7 e sino allo scorso gennaio direttore integralista di SuperBasket che magari ho anche spesso e volentieri criticato, ma che da quando non c’è più, lo confesso: assai mi manca. E qui chiudo perché devo correre dalla manicure che deve affilarmi le unghie in vista dei playoff. Lo so, sono diventato troppo morbido. Soprattutto col Sergino Scariolo che, se però pensa che mi sia dimenticato delle sue gratuite sparate contro la Montepaschi, si sbaglia di grosso. Perché non costa niente pensare: è gratis. Così come non ha prezzo legittimamente sostenere che a noi puttane nessuno toglierà mai dalla testa che i politici non sono figli nostri.
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