di Claudio Pea
Chi un po’ mi conosce sa che tre sono le cose che piacciono a me. E mi fanno andare via di melona: la Juve, le donne e le ciliegie. E adesso quattro con Siena. Dovevo infatti tornare nella cara città del Palio per trovare finalmente delle ciliegie di Vignola che non fossero aspre e acquose, ma belle, grosse, rosse, dure e gustose. In sintesi: strepitose. Ne ho assaggiata una al banchetto della frutta e verdura che c’è a Porta San Marco, sulla strada che scende e s’allontana dalle mura, e ne ho subito comprate un cestino. “E’ l’ultimo, le faccio bene: dodici euro”, mi ha proposto il buon uomo con l’accento più meridionale che altoatesino. Senza pesarle e senza sapere che le avrei comunque pagate anche una fortuna. Avido e goloso come sono, peggio di mio nipote che va all’asilo, le ho spazzolate via tutte in meno di mezzora. Aspettando che la partita andasse ad iniziare e finisse come avevo facilmente pronosticato: la tranquilla vittoria della Montepaschi su una Cimberio che soltanto con la Milano di Scariolo o la Venezia di Mazzon sapeva fare la voce grossa e mettere paura. Sia chiaro: la squadra di Francesco Vitucci, che a Cannaregio e Fondamente Nove chiamano Frank e non me ne so spiegare la ragione, può ancora vincere lo scudetto. Non fosse altro perché da ottobre a oggi Siena ha giocato 27 partite più di Varese (68-41) e avrebbe tutti i motivi per sognare già le vacanze ai monti o al mare. Perché Ress è una gru su una gamba sola, Janning è una impalpabile libellula e Rasic un mistero gaudioso. Per non parlare di Sanikidze che pure ieri s’è beccato un meno 3 di valutazione e un bel due nella mia pagella generosa. Perché una volta potrà anche succedere che Moss e Hackett straordinariamente sbaglino una partita e allora, dopo i tuoni e i fulmini della scorsa notte, c’è il rischio che persino nevichi domani in Piazza del Campo. Perché prima o poi Vitucci ci capirà qualcosa della difesa e dell’attacco di Luca Banchi. Al quale, se Frank fosse un signore, dovrebbe subito consegnare il titolo d’allenatore dell’anno che ha appena ritirato. Perché un giorno o l’altro Sakota o Banks o Ere qualche tripla anche la riusciranno a infilare nel paniere. Perché Ortner non potrà sempre catturare dieci rimbalzi sotto al naso di Dunston. Perché la Montepaschi dovrà presto rifare i conti con i soliti noti (…) che da tempo l’aspettano al varco per fargliela pagare una volta ancora. Perché Siena ha tutto il mondo contro. Come la Juve: giornali, giornalisti, giornalai, siti-civetta, la Gazzetta, che annuncia in prima pagina solo le sue sconfitte, la Banda Osiris, mafie e mafiette, Sky, Dembinsky, o come cavolo si scrive, un esercito di parolai, cialtroni e farisei. E ora anche la Rairadiotelevisione italiana che a quanto pare trasmetterà in differita gara 6 e 7 di finale dei playoff. Pensando di fare così magari uno sgarbo alla Montepaschi e ignorando invece che la Montepaschi questo scudetto lo potrebbe benissimo vincere battendo indistintamente Roma o Cantù per 4-1. Perché un allenatore come Banchi non ce l’ha nessuno nel BelPaese e farebbe bene Lupo de Lupis Portaluppi a portarselo all’Armani. Scimmiottando finalmente Siena che non è il demonio, ma il paradiso della pallacanestro italiana e un modello tutto da copiare. Perché Datome quest’anno è stato senz’altro molto bravo, ma David Moss è stato anche migliore. Perché Daniel Hackett non ha sbagliato quando, remando controcorrente, ha preferito essere un numero uno a Siena piuttosto che una foca d’oro nel circo milanese. Perché come dice un manifesto dei tifosi mensanini: “più Ruby (con l’acca) e meno vinci”. Perché Siena vince più col cuore che col tiro da tre punti. Perché a Siena è rinato Eze e si sbuccia le ginocchia anche Ortner. Perché Kangur sta salendo in ascensore e Brown è da prendere così com’è: nel bene e nel male. Perché a Siena uno scudetto tira l’altro. Come le mie amatissime ciliegie…