Si può vedere il bicchiere mezzo pieno e affermare che la Robur è ancora in testa alla classifica ad una giornata dalla fine del torneo, ma è inutile arrampicarsi sugli specchi. Ieri abbiamo vissuto una delusione sportiva fortissima. Tutto era pronto, la festa stava per esplodere per le strade e le piazze di Siena, con la città che aveva risposto alla grande all’appello del presidente Ponte.
Come in poche altre volte si era visto, anche in categorie ben più importanti, i senesi si sono letteralmente stretti intorno all’oggetto della propria passione. Sciarpe e magliette bianconere sono state indossate da uomini e donne di ogni età , creando un’atmosfera affascinante e indimenticabile. Non poteva mancare anche il lato romantico, con un ragazzino delle lastre a difendere la porta della Robur, come non accadeva dai tempi del grande Chellini. Come in una brutta favola, però, avevamo fatto i conti senza l’oste, che in questo caso si chiamava Gavorrano, una squadra orgogliosa che non c’è stata a fare da sparring partner Il grido di gioia, però, si è strozzato in gola. La buona volontà dei ragazzi di Morgia non è bastata a piegare i maremmani e tutto è rinviato all’ultima contro la Massese. Il Gavorrano non ha rubato nulla, ha giocato la propria gara, senza infamia e senza lode, mentre la Robur una volta passata in vantaggio ha fallito il rigore della tranquillità , fatto questo che ha cambiato (in peggio) tutta la gara.
Restano ancora 90 minuti, 90 pericolosi minuti nei quali la Robur deve ritrovare quella forza necessaria per battere gli avversari come spesso ha fatto, e meritatamente, nell’arco di tutta la stagione. Pronostici? Speranze? Per favore, per una settimana vorremmo lasciare da parte ogni ipotesi e lasciare calmi e tranquilli i bianconeri. Ancora una maledetta domenica nella quale tutto può succedere. Ci auguriamo che i prossimi giorni stemperino la tensione e che da parte di tutti, staff e giocatori compresi, si ritrovi quella tranquillità necessaria in momenti come questo. Lasciamo la parola al campo, confidando, perché no, anche in un aiuto da parte della dea bendata, che non fa mai male.
Antonio Gigli