Dopo 50 anni, dedicati al basket, il più giovane arbitro di Serie A di sempre, Claudio Indrizzi, ha deciso di appendere il fischietto al chiodo. Una notizia triste per il Gruppo Arbitri Pallacanestro “Giuseppe Galasso” di Siena, dove Indrizzi è stato un punto di riferimento per generazioni di arbitri e appassionati.
La sua carriera è iniziata quasi per gioco, a soli 13 anni, quando ha indossato per la prima volta la divisa arbitrale. Da quel momento, è stata una continua ascesa, fatta di partite, di studi, di sacrifici e di grandi soddisfazioni. Indrizzi è stato più di un semplice arbitro: è stato un formatore, un osservatore, un dirigente. Ha ricoperto ruoli chiave all’interno della Federazione Italiana Pallacanestro, contribuendo in modo significativo alla crescita e allo sviluppo del movimento arbitrale italiano.
Ma cos’è che ha reso Claudio Indrizzi un arbitro così speciale? Sicuramente la sua passione smisurata per il basket, la sua grande preparazione tecnica e la sua capacità di relazionarsi con gli atleti, gli allenatori e i dirigenti. E poi, la sua integrità, la sua correttezza e la sua determinazione. Indimenticabili le sue prime esperienze in Serie A, quando, giovanissimo, si è trovato a dirigere partite di altissimo livello. E indimenticabili i suoi incontri con i grandi protagonisti del basket italiano, da Dan Peterson a tanti altri campioni.
La carriera di Indrizzi è stata fortemente influenzata da due figure chiave: Giuseppe Galasso, padre di Martino, e Ninì Ardito. Galasso, in particolare, ha svolto un ruolo cruciale nel lanciare la carriera di Indrizzi, offrendogli numerose opportunità e supportandolo costantemente. Si racconta, ad esempio, di come Galasso sia riuscito a far arbitrare a Indrizzi ben oltre mille partite in un solo anno, grazie alla sua grande capacità di persuasione. Ardito, invece, ha dimostrato una straordinaria capacità di prevedere il futuro, individuando in Indrizzi le qualità di un grande arbitro. Indrizzi non è stato solo un arbitro, ma anche un innovatore. È stato uno dei primi a credere nell’importanza di portare l’arbitraggio nelle scuole, con il progetto “Io gioco col fischio”, convinto che i giovani arbitri potessero essere un esempio positivo per le nuove generazioni.
Oggi, Indrizzi inizia una nuova avventura. Dopo aver conquistato i parquet italiani con il fischietto in mano, sta ora danzando sui parquet con la sua consorte. Un nuovo capitolo di una vita straordinaria, dedicata allo sport e alla passione anche se l’eredità di Indrizzi vive ancora. Suo figlio, Matteo, ha deciso di seguire le sue orme. Con la stessa passione che animava suo padre, Matteo si sta facendo strada nel mondo dell’arbitraggio, dimostrando di avere il talento e la determinazione necessari per eccellere. Grazie, Claudio, per tutto quello che hai fatto per il basket italiano. Il tuo esempio continuerà a ispirare le nuove generazioni di arbitri e di sportivi.