Il 29 ottobre 1598, il Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici approva il decreto di Balìa grazie al quale Siena si dota di una nuova organizzazione, più strutturata, del Corpo dei Vigili del Fuoco. I provvedimenti si rendono necessari, molto probabilmente, dalla frequenza degli incendi che scoppia in città, compreso uno, di notevole entità, che distrusse parte dell’ospedale di Santa Maria della Scala. Con il nuovo ordinamento si stabilisce che, ogni mese di gennaio, si facciano registrare in Comune i dei muratori, dei legnaioli, dei facchini, dei mulattieri e gli asinai che risiedono in città.
Tra questi, per ciascun Terzo, devono essere eletti cinque fra muratori e legnaioli e cinque fra gli artefici; i trenta prescelti il primo di febbraio, davanti al Cancelliere di Biccherna, devono giurare di osservare le norme anti incendio e impegnarsi ad intervenire ad ogni necessità. La multa, qualora non intervengano, è di 50 lire ciascuno. Sul luogo di ogni incendio devono recarsi anche i Gonfalonieri, per dirigere le operazioni e annotare chi si comporta con coraggio e impegno.
Ad essi, infatti, verrà dato un quarto di sale ogni quattro mesi (e dato il costo e l’importanza del sale si può capire quanto importante sia il premio stabilito dalla Balìa e, di conseguenza, quanta sia l’esigenza di rendere efficiente il servizio). Nel 1599, inoltre, si impone ai Gonfalonieri (che se non compiono il loro dovere sono passibili di 21 lire di multa!) di tenere accesi ogni notte dei lanternini davanti alle proprie abitazioni per essere immediatamente rintracciabili e raggiungibili in caso di necessità.
Del resto se si pensa all’urbanistica della Siena del Cinquecento: strade strette, edifici a più piani addossati gli uni agli altri e utilizzo del legno nelle costruzioni, si capisce la necessità di organizzare un corpo d’intervento efficiente in modo da agire tempestivamente e impedire la veloce propagazione del fuoco.
Ed eccoci alla curiosità: guardando sulle facciate dei palazzi di Siena, lungo le strade, si vedono delle tabelle particolari con la balzana e cn una sigla “B. I.”. Bene queste sono le “bocche da incendio” del vecchio corpo (ottocentesco?) dei Vigili del Fuoco. O, più probabilmente, visto quella che si trova di sulla facciata del palazzo di casa mia, a circa due metri da terra, indicavano che lì vicino c’era un pozzo o, comunque, un punto dal quale attingere l’acqua. Infatti, sempre dietro casa mia, c’è un pozzo profondo e, a tutt’oggi, molto ricco di acqua.
Roberto Cresti
Maura Martellucci
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