Un approccio comune per gestire l’ecosistema del Mediterraneo e prevenire e mitigare la diffusione dei rifiuti marini che colpiscono l’area. Questo l’obiettivo di Plastic Busters Cap, progetto di ricerca internazionale che vede come capofila l’università di Siena. A questo lavoro partecipano, oltre al nostro ateneo, anche altri partner che provengono da Egitto, Grecia, Italia, Giordania, Libano, Spagna e Tunisia. Il progetto durerà due anni, avrà un bugdet di oltre 1milione e 10mmila euro, è cofinanziato dall’Unione Europea e coordinato da Maria Cristina Fossi, docente del dipartimento di scienze fisiche, della terra e dell’ambiente. “Sia la zona a nord che quella a sud del Mediterraneo sono impegnate per combattere la tragedia dei rifiuti marini presenti nel mare – spiega-. Noi ci siamo impegnati per trasferire le nostre tecnologie al Sud della Regione perché bisogna combattere le plastiche in ogni zona del Mediterraneo dato che queste non hanno confine”. Plastic busters Cap, che capitalizza l’esperienza acquisita attraverso 5 progetti precedenti tra i quali Common e plastic busters Mpas, sviluppati nell’ambito del network SDSN MED – Sustainable development solutions network mediterranean – guidato dall’Università di Siena, è nato all’interno della “Plastic busters initiative” di Union for Mediterranean, istituzione intergovernativa che riunisce 42 paesi per promuovere il dialogo e la cooperazione nella regione euromediterranea.