“Potrebbe essere il buen retiro di un aristocratico romano che abitava in città: una struttura che produceva ricchezza e che serviva, appunto, come, casa per le vacanze durante l’estate”.
Ha fatto questa ipotesi Stefano Camporeale, docente del Dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena, e direttore del progetto Saena Julia. Camporeale parla dell’obiettivo che si è posto lo stesso progetto: conoscere l’effettiva grandezza della villa romana che venne scoperta nel 19esimo secolo da Pietro Piccolomini.
Professore innanzitutto dove si trova l’area della vostra ricerca? E poi le chiedo anche il motivo del vostro progetto…
“La villa si trova a Pieve a Bozzone, che è un importante sito archeologico per Siena. I primi scavi, che qui vennero fatti, portarono alla luce una ricca struttura di mosaici e di pavimenti marmorei. Continuare a fare ricerca in quest’area sarebbe importante per conoscere la storia della colonia di Saena Julia e capire anche come si articolava l’area. Si stima infatti che la villa possa coprire un’area di un ettaro visto che le scoperte fatte all’epoca del Piccolomini non furono contigue ma fatte in parti differenti delle radure di Pieve al Bozzone”.
L’idea quando è nata?
“L’idea circolava da tempo dentro l’università ed adesso ha preso concretezza. Credo che sia una cosa positiva: possiamo fare comunque uno scavo didattico in una zona facilmente raggiungibile dagli studenti perché vicina alla città. Il progetto vede inoltre la collaborazione della Soprintendenza ed in particolare della dottoressa Mariagabriella Carpentiero. E poi abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere anche altri enti: ecco perché insieme a noi è presente pure il Comune, con l’assessorato alla cultura che ha dato un contributo economico. Bisogna poi dire che questa iniziativa non si può sviluppare senza l’entusiasmo delle persone che vivono vicino a Pieve a Bozzone”
Quali sono state finora le operazioni che avete condotto?
“Intanto stiamo cercando di capire la villa romana ed il suo contesto storico. Quindi abbiamo iniziato con indagini preliminari non invasive: analisi e studi condotti senza fare scavi. Con le analisi cercheremo di riposizionare i rilievi che furono già pubblicati nell’800 sulla fotografia attuale. Poi utilizzeremo anche altri metodi: le indagini magnetometriche che misurano il grado magnetometrico del terre e che saranno portate avanti dall’Università di Treno; le indagini con il georadar condotte da Andrea Capotorti dell’Università di Siena. E poi ulteriori ricognizioni di superficie per capire se, nei campi e nella radura, ci sono altri reperti e frammenti che possiamo studiare e analizzare. In passato le testimonianze che abbiamo recuperato ci hanno parlato di quella che era una struttura di lusso”.
Quale sarà la timeline dei lavori?
“Il lavoro che ho appena citato è stato fatto fino a due settimane fa. In questo mese e a maggio sono previste ulteriori indagini non invasive per approfondire le nostre scoperte. In base a queste operazioni e agli accordi presi con le persone che vivono nella zona crediamo di partire con gli scavi a settembre, anche se la condizione essenziale è che arrivi la concessione ministeriale”
Dove può arrivare il progetto “Saena Julia”?
“Arriva dove arrivano le risorse che riesce ad ottenere: maggiori sono i fondi e maggiori sono le cose che si potrebbero fare, sfruttando per esempio anche i laboratori per condurre analisi sull’idrogeologia dei luoghi”
MC