Anche quel 12 aprile 1717 era un lunedì. Ed era uno dei giorni che hanno cambiato la storia della nostra città. È il giorno dell’arrivo della nuova Governatrice di Siena: Violante Beatrice di Baviera. Intorno a mezzogiorno si mette in moto la macchina del cerimoniale: uno stuolo di dame alle quali è stato assegnato il compito di “ricevitrici” si sposta a Fontebecci ad aspettare la principessa che, quando arriva, al tramonto, si stupisce a vedere quante sono. Insieme alle dame, Violante trova a renderle omaggio la Balia, e finalmente il corteo si mette in moto verso la città con in testa la Governatrice su un cupé tirato da sei cavalli, con accanto, la sua Maestra di Camera, la marchesa Ottavia Gondi. Dietro seguono la Balia, il corteggio delle dame “ricevitrici” e il resto dell’aristocrazia. Lo spettacolo è suggestivo: il corteo procede in mezzo alle fiaccole tenute dai donzelli, mentre per la campagna si alzano i fuochi di benvenuto accesi in mezzo ai campi.
La facciata della villa Chigi a Vicobello è illuminata a giorno, e altrettanto è stato fatto per altri edifici laici e religiosi. Violante chiede che le siano indicati l’oratorio di San Bernardino e l’antistante immagine della Madonna dipinta sull’antiporto: quando il corteo vi arriva di fronte, la Governatrice fa fermare la carrozza, scende e si raccoglie in preghiera davanti alla Vergine, pronunciando, afferma il Torrenti nel suo resoconto della serata, una invocazione che è, al tempo stesso, un programma di adesione spirituale e di appartenenza alla sua nuova città: “Saremo ora anco Noi sotto il Patrocinio della Vergine come sono tutti i Senesi”. Appena passato l’antiporto, a rendere omaggio alla Governatrice ci sono le contrade, con torce e bandiere. La loro presenza non è solo un elemento di colore, ma ha un significato preciso che Aurora Savelli mette bene in luce nella sua analisi dell’avvenimento: il ruolo non marginale che esse hanno della solenne entrata è, da un lato, il messaggio che l’aristocrazia vuol dare di coinvolgimento dell’intera città (compresa la sua anima popolare) nell’accoglienza alla rappresentante del Granduca. Dall’altra è il portato di quella legittimazione culturale che esse stanno, in questi anni, costruendo come parti costituitive della società municipale. La loro presenza alla cerimonia, infatti, non è scindibile dalle manifestazioni di giubilo che le contrade stesse, al pari delle altre componenti (aristocrazia, clero, intellettuali, politici…) riservano alla principessa all’indomani dell’insediamento. Madrigali, carri allegorici, fuochi d’artificio, luminarie e tutto il resto dell’apparato festivo e ossequioso vedono impegnate per giorni e giorni le contrade, e l’assenza da questo calendario viene avvertita come un vulnus intollerabile alla coralità del messaggio politico e sociale che si vuole inviare.
In mezzo a tutte le rappresentanze della società senese, dunque, Violante passa la porta di Camollia e si avvia verso Il Campo illuminato a giorno mentre da Fonte Gaia scendono rivoli di vino al posto dell’acqua, e mentre le campane della Torre del Mangia suonano tutte insieme. Un corteggio di trombetti e tamburi le dà il benvenuto, e poi, azzittiti strumenti rumorosi e campane, i musici di palazzo la omaggiano con la loro musica. Ma non è certo il Palazzo Comunale – sede delle antiche magistrature repubblicane – la meta della principessa: il corteo, infatti, dopo aver reso, con questo passaggio, omaggio simbolico alle istituzioni dello Stato Nuovo e, da esse, averne altrettanto simbolicamente ricevuto uno identico, si avvia per il Casato in direzione della cattedrale sul cui sagrato stanno aspettando la principessa l’arcivescovo di Siena e il rettore dell’Opera del Duomo. In duomo Violante ascolta il solenne Te Deum e poi si reca a pregare davanti alla cappella della Madonna del Voto. Anche quest’ultimo gesto non può essere catalogato come casuale: la Madonna del Voto è l’immagine conservata in questa parte della cattedrale fin dal 1631, quando era stata oggetto di venerazione perché la città fosse risparmiata dalla pestilenza, e, da allora, aveva rappresentato il riferimento della pietas corale dei senesi. Il tributo di omaggio particolare a questa icona completa l’invocazione alla Madonna che Violante ha poco prima pronunciato di fronte all’immagine dell’antiporto. In entrambi i casi, il gesto della nuova Governatrice vuole pubblicamente ostentare l’adesione ai canoni della religiosità civica, perché sia chiaro a tutti che Violante fa ormai parte della cittadinanza senese. Infine, la principessa può prendere possesso del suo palazzo, peraltro a pochi passi dalla cattedrale stessa, ma le cerimonie non sono ancora finite. Prima di potersi finalmente concedere il meritato riposo per questa defatigante giornata, infatti, deve ricevere l’omaggio dei Ministri della Consulta e, dopo di loro, quella dell’arcivescovo che si intrattiene con lei in conversazione.
Maura Martellucci
Roberto Cresti