Doveva accadere, prima o poi, ed è accaduto in Sicilia.
Davanti alle dichiarazioni falsamente trionfalistiche sull’andamento della stagione turistica, i rappresentanti di due associazioni locali di operatori hanno perso la pazienza ed hanno usato la parola più adatta: parole offensive.
La fonte è il sito Sicilia24H (link qui): “Le parole dell’Assessore Regionale al Turismo proprio alla vigilia dell’istituzione in Sicilia della zona gialla e della cancellazione di tante prenotazioni turistiche – hanno detto Ezio Bono e Riccardo Palazzotto, responsabili rispettivamente di AgrigentoExtra e Sciacca Turismo – suonano come offensive nei confronti di tanti operatori del settore che dopo mesi di profonda sofferenza avevano ripreso con coraggio l’attività in una situazione che resta di grande incertezza”.
Il caso prescinde dal singolo assessore (Manlio Messina), dalla inevitabile polemica partitica e dall’appartenenza politica al centrodestra o al centrosinistra, ma riflette un sentimento comune a molti operatori turistici. I quali sono ormai abituati ad ascoltare, con rassegnazione, le solite frasi fatte sul turismo. E preferiscono lasciarsi scivolare addosso come inutili, le affermazioni sul boom del turismo a Ferragosto o sulle percentuali di aumento dei turisti italiani in una stagione (anzi due: 2020 e 2021) in cui è complicato, se non pericoloso, andare all’estero.
Ed invece dovremmo sviluppare tutti questa sensibilità a sentirsi letteralmente offesi da quanti parlano di turismo con toni sbagliati, dimostrando di non avere rispetto per chi sta cercando di resistere ad un periodo difficile pericolosamente lungo, spesso perdendo tanti soldi pur di mantenere comunque aperta la propria attività.
Politici ed assessori si possono permettere questo falso trionfalismo – dietro il quale si nasconde spesso il nulla, ovvero la totale assenza di politiche di gestione dell’accoglienza turistica – grazie ad un calcolo cinico: il turismo dà lavoro al 10% della popolazione attiva e dunque al restante 90%, molto più importante in termini di voti al momento delle elezioni, si possono raccontare favole a lieto fine anche in periodi di crisi. O spacciare serenamente la bugia che tre settimane di tutto esaurito in agosto sono un ritorno alla normalità, che invece è fatta di almeno sette mesi di alta stagione.
Del resto, come dicono gli americani: “una gaffe è quando un politico dichiara inavvertitamente la verità”. Meglio evitare questo rischio.
Roberto Guiggiani