Bar e ristoranti, l’allarme di Fiepet Confesercenti: “A Siena viviamo un lockdown di fatto”

“Siamo quasi in un lockdown di fatto, poco ci manca. E’ di nuovo crisi nera per il nostro settore”. E’ l’Horeca. il settore in questione, e a gridare il proprio dramma sono gli imprenditori senesi: pubblici esercizi, ristoratori, locali di intrattenimento, grossisti.

“Qui si ritorna al punto del 2020, quando anche nei periodi in cui si poteva stare aperti iniziava a convenire di restare chiusi – spiega Michele Vitale, presidente provinciale dei ristoratori Fiepet Confesercenti – nella prima metà di dicembre la prospettiva era incoraggiante, poi si è diffusa omicron e le disdette sono piovute a raffica. Meno gente in giro, ancora meno quella capace di dominare la paura, e sedersi a tavola”.

“E’ difficile trovare eccezioni, tra tutti noi c’è molta preoccupazione – aggiunge Giovanni Carli, titolare di pubblici esercizi nel capoluogo e membro del Direttivo Fiepet – 6 tavoli su 10 in questi giorni restano mediamente vuoti, gli incassi sono dimezzati mentre i costi fissi del personale restano immutati, e quelli delle bollette sono addirittura aumentati, in qualche caso fino al doppio. Quel poco che eravamo riusciti ad accantonare d’estate si sta ormai dileguando: come si fa, secondo voi, ad andare avanti?”.

Affini a queste attività sono quelle dei locali da ballo, chiusi da settimane per decreto: “il paradosso è che con le discoteche chiuse assistiamo all’abusivismo e all’ assembramento al di fuori dei locali, con ovvie ripercussioni sulla salute pubblica che si vuole tutelare” osserva Filippo Grassi, gestore senese e responsabile Intrattenimento di Fiepet Confesercenti nazionale. E la catena del disagio si estende inevitabilmente ai fornitori di queste attività, in primis i grossisti: “la movimentazione a valore a fine festività non è andata oltre il 30 per cento di quello che eravamo riusciti a fare l’anno precedente – riporta Leopoldo Pasquini, Presidenze provinciale Assogrossisti Confesercenti – siamo tornati al 2020, è tempo che chi può se ne renda conto”.

Il 2020 era l’epoca del lockdown, e dei primi ristori: “il Governo, la Regione e chi ne ha i mezzi deve riattivare subito almeno quelle misure di sostegno – aggiunge Michele Vitale – la speranza di tutti è che la fine dell’inverno ci riporti ad una situazione più vivibile, con una voglia più diffusa e convinta di muoversi e incontrarsi. Ma da qui a primavera la conta dei giorni è ancora lunga: bisogna evitare quanto che le attività più o meno piccole del nostro settore tornino a chiudere o licenziare. La situazione è grave”.