Basterà un dehor a contenere la bufera tra Opera e Comune? Dopo la nota stampa odierna di Palazzo Pubblico è arrivata la risposta di Stefano Di Bello, responsabile di Opera su Siena. Di Bello si è detto “stupito” da quanto scritto dall’amministrazione soprattutto nella parte in cui il Comune fa sapere di aver interpellato la Soprintendenza.
“Abbiamo semplicemente applicato una legge dello Stato e lo possiamo fare anche in deroga alle normali vie ordinarie, ecco perché non è previsto che si interpelli la Soprintendenza. Questa non si può esprimere fino al 31 dicembre”, dice Di Bello che sul dehor aggiunge “o domani abbiamo chiarimenti dall’amministrazione comunale oppure smontiamo poi però i chiarimenti dovranno arrivare, valuteremo come”. Ancora Di Bello: “La legge è stata rispettata in toto e non mi sento di attribuirmi responsabilità. Semmai, se ho avuto una pecca di superficialità, l’ho avuta nei confronti della contrada della Selva che non era stata aggiornata in tempi congrui sull’istallazione della pedana, ma mi sono già scusato con la dirigenza della contrada”, spiega.
La chiosa infine è una replica su queste parole di Palazzo Pubblico: “L’amministrazione auspica che non vi siano altri motivi non legati alla semplice attività commerciale che abbiano indotto a una iniziativa così lontana dal tradizionale rapporto di collaborazione che ogni attività commerciale ha con questa amministrazione”. Per Di Bello si tratta di “un ‘insinuazione che non capiamo e non accettiamo perché noi stiamo operando per la città. Lo stesso vale per la definizione di far west, che certo non può essere imputata a noi. Il nostro intento è quello di portare in progetto diverso, culturale, nuovo. Lavoriamo con i beni culturali e monumentali per valorizzarli, come è pensabile che si possa fare qualcosa per deturparlo? Insomma – ha concluso Di Bello – volevamo creare qualcosa di nuovo per non chiudere, per proseguire con la vera destagionalizzazione turistica ma anche per mantenere l’offerta che i senesi hanno dimostrato di gradire molto durante la bella stagione. Noi lavoriamo per la città”.
Quindi, se domani non arriverà questa risposta, verranno chiesti danni? In merito Di Bello non dà una risposta definitiva: “Non so, valuteremo. Il costo della struttura è alto ma ciò che interessa a noi e il progetto culturale e l’offerta al pubblico, un messaggio virtuoso che tutta la città possa cogliere anche in futuro”.
Che sia un casus belli? “Spero non lo scateni un dehor” chiosa Di Bello.
Katiuscia Vaselli