L’agroalimentare di qualità made in Tuscany corre e segna in 5 anni un aumento del valore dei prodotti certificati del +47% (la media nazionale è del 19%). Questo si legge nei dati diffusi da Ismea in occasione della terza giornata di Buyfood che, al Santa Maria della Scala, ha portato il convegno “Un new deal per la Toscana delle indicazioni geografiche” .
I numeri fanno riferimento ad un periodo che va dal 2015 al 2019 e nel rapporto si legge anche che, dei 40miliardi di euro annui di export regionale, 2,6 arrivano da questo settore che, in percentuale, negli ultimi 10 anni è cresciuto del 4,2% ( anche se il dato è inferiore alla media nazionale e pesano le vendite del vino ndr.). Le nostre indicazioni geografiche incidono sulle esportazioni dell’agroalimentare toscano con una percentuale pari al 5% che è un dato inferiore ai livelli nazionali ma comunque la crescita in 5 anni è stata imperiosa: pari all’83%.
Il peso della pandemia ancora non si conosce, ma comunque c’è già chi è fiducioso per la ripresa. “La spinta dell’agroalimentare toscano sicuramente sarà rallentata ma nel 2021 però si sta osservando una nuova dinamicità del settore. Gli indicatori ci dicono che probabilmente recuseremo sia nella crescita del valore prodotto che delle esportazioni”, afferma Fabio del Bravo di Ismea. Le Ig agroalimentari che trainano l’export sono l’Olio Toscano Igp e il Prosciutto Toscano Dop. Il 39% delle produzioni Dop e Igp vola verso gli USA, il 27% in Germania, l’11% verso il Regno Unito, il 5% in Canada e 2% nei Paesi Bassi.
Attualmente siamo i primi della Nazione per numero di denominazioni e la prima per superficie coltivata certificata. “L’agroalimentare rappresenta uno dei punti di forza per lo Stato ed in Toscana ancora di più. oggi ci sentiamo un punto di riferimento”, dice il presidente della Regione Eugenio Giani. “Queste sono attività che hanno un’importanza strategica per il nostro territorio, dobbiamo renderci conto della qualità che abbiamo a disposizione qui”, prosegue il sindaco Luigi De Mossi.
La terza giornata di Buyfood è servita anche per fare un quadro della situazione di questa edizione post-covid: si sono tenuti 500 incontri B2B tra 63 produttori della nostre Regione e 46 buyers di tutto il mondo e le degustazioni sono state 2mila. “Le aziende sono state molto contente da questa due giorni, hanno rilevato un volume d’affari migliore rispetto alle precedenti edizioni”, evidenzia l’assessore regionale all’agroalimentare Stefania Saccardi. “I buyers quest’hanno sono stati selezionati in modo mirato anche per dare maggiore impulso alle aziende negli incontri B2B. Da qui sono arrivati buoni segnali”, continua. “Era necessario tornare in presenza e fare Buyfood a Siena ci dà grande soddisfazione – è il commento del consigliere regionale Stefano Scaramelli -. Qui possiamo giocare da protagonisti a livello regionale e nazionale”.
La giornata di chiusura ha visto gli interventi di Angelo Riccaboni, presidente del Santa Chiara Lab, e Mauro Rosati, direttore di Fondazione Qualivita. Tre gli argomenti affrontati dal professor Riccaboni durante l’intervento: ” fare capire che essere sostenibili aiuta le aziende ad essere competitive”, ed ancora “come fare per fare acquisire alle piccole e medie imprese la grammatica della sostenibilità e cioè imparare le buone pratiche e capire come fare bene” , ed infine “spiegare come ci muoviamo noi, ad esempio con la collaborazione con Santa Chiara Lab e Fondazione Monte dei Paschi per adottare strumenti per l’agricoltura di precisione”.
“Ci viene chiesto uno sforzo maggiore su molti temi, soprattutto su quello della sostenibilità. I nostri consumatori sono giovani e non si accontenta della tipicità ma vuole un impatto ambientale zero. C’è bisogno di queste certezze e lo vediamo anche dal forte abbassamento del consumo di carne”, conclude Rosati.
Marco Crimi
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