“L’effetto della corsa dei prezzi di energia, gas e carburanti, esasperata dalla crisi ucraina, rischia infatti di portare già nel 2022 il tasso di inflazione all’8% un livello che in Italia non si vedeva dagli anni ’80”. L’allarme lo ha lanciato Leonardo Nannizzi,presidente di Confesersenti Siena.
“Le imprese hanno tirato la cinghia per questi primi due mesi del nuovo anno confidando nella ripartenza di marzo. Poi, invece, ecco questa nuova mazzata, che oltre ad essere una tragedia umanitaria, rischia di distruggere un’economia già agonizzante” , continua. Secondo l’associazione a soffrire, in particolare, sono se imprese di commercio, turismo e ristorazione. Quest’ultimo settore ha visto diminuire la spesa di -30,4 miliardi nel 2020, un crollo non compensato dal mini- recupero (+8,5 miliardi) dello scorso anno. Anche il commercio è rimasto al palo: secondo quanto ricostruito nel dossier, a fine 2021 le vendite non alimentari dei negozi erano ancora a -5,4 miliardi rispetto al 2019. Un gap coperto quasi completamente dall’incremento delle spese online, cresciute nello stesso periodo di +5,2 miliardi di euro. E con il nuovo scenario generato dall’invasione dell’Ucraina è prevedibile un peggioramento, e l’aumento dei costi fissi: per un’impresa media della ristorazione, già si stima per il 2022 un aggravio aggiuntivo di +11.500 euro per le bollette, con una variazione del +78% sull’anno per l’energia elettrica e del +71,5% per il gas.
“L’emergenza economica non deve farci sottovalutare quella umanitaria, e viceversa – osserva Leonardo Nannizzi – Su scala nazionale abbiamo proposto un patto sociale tra governo, imprese, sindacati e banche per contenere la corsa dei prezzi. Ma occorrono anche nuovi e più incisivi interventi per contenere i costi energetici per famiglie e imprese, per calmierare il costo della materia prima e dalla riduzione temporanea di accise ed iva su gas, energia e carburanti”.
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