Siena, il comune al fianco di Ivan Marino: “Chiediamo giustizia all’Armenia”

“Abbiamo un ministro degli esteri ed uno della giustizia che fanno sì che le sottrazioni di minori diventino un problema politicamente non rilevante”. È questa la denuncia che Ivan Marino fa partire da Palazzo Pubblico; a Marino, cittadino italiano che vive a Siena, è stato sottratto il figlio minore. La madre, con la scusa di una breve vacanza in Armenia, sua nazione di origine, ha trattenuto il bambino nella Nazione caucasica senza il consenso del padre. Il fatto è avvenuto nel 2014 dopo la separazione tra marito e moglie ed il piccolo è diventato cittadino armeno.

Sul caso Ivan Marino Luigi De Mossi si è messo in contatto con Benedetto della Vedova, sottosegretario per gli Affari esteri e la Cooperazione internazionale che, stando a quanto riferisce palazzo Pubblico, ha già dato la sua disponibilità a interessarsi della vicenda. “Lo Stato deve tutelare i suoi cittadini”, ha detto De Mossi oggi in una conferenza dove è stato affrontato l’argomento. “Siena vuole fare sua questa vicenda – ha proseguito il sindaco-. E per questo agiamo come Comune in prima persona”. “Al momento gli strumenti a disposizione – dice il primo cittadino – sono di natura internazionale legati ai rapporti tra Italia e Armenia”. Peraltro, il 2 febbraio scorso, il consiglio comunale aveva detto un sì unanime ala mozione di Maria Concetta Raponi che chiedeva a sindaco e giunta di “intervenire presso il Governo nazionale affinché si attivino al fine di promuovere: una soluzione positiva della vicenda e in tempi il più possibile rapidi nell’interesse del minore e del padre e che a questi siano fornite, con una semplice richiesta, le informazioni e l’assistenza necessaria”.

“La prima responsabilità è in capo ai media ed è quella di diffondere la conoscenza del problema – dice invece Irene Gonnelli, legale di Ivan Marino -. Ci sono possibilità di miglioramento nella normativa di recepimento della convenzione Aia del 1980 e implementare prassi virtuose che portino il nostro sistema a essere di aiuto effettivo”. “Nessuno sta chiedendo – conclude – l’ingerenza nella magistratura di altri paesi, ma solo il rispetto dei diritti fondamentali già codificati da convenzioni”.

Emanuele Giorgi