Caso Ranza, Michelotti: “Siamo dalla parte delle forze dell’ordine, sul reato di tortura depositata proposta di legge”.

“Lo scorso 23 novembre 2022 – insieme ad altri colleghi di FDI – abbiamo depositato una proposta di legge per modificare e meglio specificare il “reato di tortura” riferito in particolare alle forze dell’ordine”.  Lo dichiara in una nota l’on. Francesco Michelotti deputato di FDI dopo aver appreso la condanna in primo grado dei 5 agenti di polizia penitenziaria da parte del Tribunale di Siena

“Nella nostra relazione al disegno di legge avevamo proprio indicato il rischio particolare a cui possono incorrere gli appartenenti alla Polizia penitenziaria rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi, con conseguenze penali molto gravi e totalmente sproporzionate.

Il rischio di subire denunce e processi con l’attuale formulazione può disincentivare e demotivare l’azione delle forze dell’ordine, privando i soggetti preposti all’applicazione della legge dello slancio necessario per portare avanti al meglio il lavoro, con conseguente arretramento dell’attività di prevenzione e repressione dei reati e uno scoraggiamento generalizzato dell’iniziativa operata da parte delle forze dell’ordine.

Mi auguro che emergano le ragioni degli agenti di polizia penitenziaria nei prossimi mesi con il già annunciato prosieguo del giudizio.

L’Italia ha giustamente riconosciuto nell’ordinamento interno le convenzioni internazionali ma con una formulazione molto ambigua che nel caso delle forze dell’ordine può dare adito ad applicazioni eccessive e dello tutto sproporzionate.

In questi anni ultimi anni nel nostro Paese non si è registrata alcuna recrudescenza di reati e abusi in genere commessi da appartenenti alle forze dell’ordine tali che possono giustificare il reato introdotto con una formulazione così ampia.

Mi auguro che il nostro disegno di legge possa presto essere approvato dal Parlamento.

Per Fratelli d’Italia occorre tutelare prioritariamente e con forza e in maniera adeguata l’onorabilità e l’immagine pubblica delle forze di polizia e di tutte quelle donne e quegli uomini che ogni giorno, servono il Paese garantendo la sicurezza di noi tutti, con il rischio della vita, per stipendi certamente ancora non adeguati alla funzione ricoperta”.

 

“A pagare lo sfascio del sistema penitenziario è sempre il personale”. Il giorno dopo la sentenza di condanna per cinque agenti in servizio nel carcere di Ranza arriva la replica del Sindacato di Polizia Penitenziaria. “Non è stata mai emessa una sentenza di condanna (figuriamoci se con pene così pesanti) contro un detenuto che ha aggredito un agente sino a procurargli ferite permanenti”, evidenzia in una nota del sindacato .Da qui l’annuncio di azioni di mobilitazione.