Toscana

Caso Siena Jazz, Battaglia non si esibisce ai concerti per protesta: “Pronto a dimettermi dopo 34 anni”

“Ho deciso personalmente di far emergere i disagi comunicando il malessere e rinunciando a qualsiasi esibizione pubblica sino a che non si saranno chiarite, affrontate e superate le difficoltà di gestione di un’Istituzione, Siena Jazz”  e ancora “sono pronto a dimettermi e trasferire altrove il mio lavoro, dopo 34 anni“.

Stefano Battaglia, pianista di fama internazionale e docente ultratrentennale del Siena Jazz, avrebbe dovuto tenere un concerto con i musicisti Paolino Dalla Porta, Fabrizio Sferra e Theo Bleckmann come scritto nel programma della stagione concertista estiva dell’accademia musicale. Battaglia ha deciso però di non suonare per protesta contro le vicende che riguardano la scuola, dalle dimissioni del direttore artistico Franco Caroni alla modifica dello statuto. “Per la prima volta dopo trentaquattro anni di collaborazione ho la sensazione sgradevole di non sapere per chi e per cosa io stia lavorando e dunque, per mia etica personale, rimando ogni eventuale nuova sinergia a quando questi volti saranno di nuovo chiari, trasparenti e condivisi”, ammette il docente.

“La mia personale sospensione varrà sino a quando a Siena Jazz non si saranno definitivamente chiariti sia gli scenari interni alla struttura, sia quelli esterni di relazione con la politica culturale della città, in piena solidarietà con il direttore/fondatore Franco Caroni”, comunica Battaglia in una lettera. Il testo prosegue: “Le due parti in causa al momento o non hanno volto (Siena Jazz senza un direttore artistico e con il suo fondatore dimissionario) oppure ne hanno uno che ad oggi preoccupa a causa di possibili potenziali ingerenze (la politica, incarnata nel suo sindaco)”.

Per Battaglia è “inaccettabile e personalmente irrimediabile da un punto di vista personale, umano e professionale questo mancato dialogo, questa “distrazione” che il Presidente (di Siena Jazz ndr.)si è concesso nei nostri confronti–scrive-. Esiste a Siena qualcosa di più etico e politico al contempo di Siena Jazz? Etico per ragioni di autonomia culturale e politica, di indipendenza e purezza dei contenuti, assenza di lucro, assenza di vuota ricerca del consenso; politica perchè riesce a fare politica culturale trans-partitica, senza doversi schierare o far emergere un’appartenenza, producendo prestigio per la città”.

“Cosa c’è di più opportuno, per la politica culturale di un territorio, di un luogo che esprime presenza, inclusione, condivisione da tutto il mondo attorno a valori sublimi come sono quelli dell’espressione musicale?”, si chiede Battaglia che poi aggiunge “Il commercio e l’alta finanza se li porta via il vento, la cultura rimane, è lei il segno della civiltà che resta ha testimonianza di quanto espresso dall’uomo sul pianeta. Vogliamo immaginare Siena Jazz nel 2200? Bene, non possiamo sbagliare il primo passaggio di consegne, quello tra il suo ideatore fondatore e l’immediato futuro”.

Dito puntato anche contro il presidente dell’accademia Fabio Bizzarri,” la cui passione e le cui competenze specifiche utili al progetto Siena Jazz al momento purtroppo nessuno tra noi ha potuto intravedere, osa trasformare lo statuto in autonomia e/o con la sola complicità della politica senza concertare le modifiche con il suo attuale Direttore e fondatore vivente?-si chiede Battaglia- Senza condividere con la struttura? Ascoltare i dipendenti? Intervistare gli insegnanti? Anche solo per un fatto di sensibilità, umanità ed intelligenza. Non uso il termine intelligenza in senso universale e tanto meno offensivo, ma di opportunità etico-politica, perchè si dovrebbe aver coscienza che nessuno, ma proprio nessuno accetterà questa transizione senza la presenza -logica- di Caroni”, dice Battagli che poi conclude: “Davvero sta succedendo questo? Davvero la politica attuale è tanto inelegante da ipotizzare la riforma la chiesa senza coinvolgere S.Pietro? Solo Caroni stesso può (e deve) partecipare alla transizione perchè Siena Jazz gli sopravviva e rimanga patrimonio culturale proiettato nel tempo”.

marco crimi

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