Potremo chiamarlo cosi: un collezionista di calici. E’ lui l’uomo che non è stato capace di spiegare ai carabinieri il motivo per cui dieci degli undici pezzi di preziose reliquie dell’Arcidiocesi di Siena si trovassero nella sua abitazione. Tra queste c’è il reliquiario di San Galgano. Quello dei militari del nucleo tutela del patrimonio culturale di Palermo, è stato un ritrovamento unico, tant’è che sono arrivati fina dalla Sicilia per spiegare, a Siena, i dettagli di un’operazione che è ancora aperta e che potrebbe condurre al ritrovamento dell’undicesimo pezzo mancante: un calice 500centesco che non è ancora stato trovato. Il maggiore Gianluigi Marmora, comandante del corpo, spiega: “La procura di Catania in primis, e noi in un secondo momento siamo arrivati, attraverso fasi, riscontro e poi al rinvenimento”. Il Maggiore continua: “Attualmente la banca dati conta circa 1,3 milioni di opere trafugate, con tanto di foto e descrizioni”. Marmora conclude tornando sul rinvenimento delle opere in oggetto: “Per valore storico religioso artistico sono preziosissimi per la comunità senese”. Le indagini “sono ancora aperte -spiega. L’input lo ha dato la procura di Catania. C’erano alcuni elementi che già emergevano, il soggetto, a cui sono stati ritrovate queste opere, era un collezionista”.