“La tassa sui rifiuti continua a rappresentare per le imprese del territorio un peso insostenibile e spesso ingiustificato”, si apre così il comunicato di Confcommecio, che continua: “È necessaria l’esenzione Tari per le imprese chiuse o che hanno avuto cali di fatturato. Dai dati raccolti dal portale Confcommercio si conferma il peso eccessivo della tassa sui rifiuti pagata da cittadini ed imprese nonostante l’emergenza da covid abbia obbligato molte attività a chiudere e nonostante si sia registrata nel 2020 una contrazione del pil di quasi 9 punti percentuali, con conseguente riduzione di consumi e di rifiuti”.
La richiesta dell’associazione è “che su Arera e ammontare complessivo Tari si possa intraprendere un dialogo costruttivo con comune o ente gestore. Servono infatti interventi strutturali affinché venga recepito il nuovo metodo tariffario determinato dall’Arera, vincolando la Tari al rispetto del principio europeo chi inquina paga”
Confcommercio spiega ancora: “Servono anche misure emergenziali, visto il perdurare della diffusione epidemiologica da covid. Chiediamo allora che siano esentate dal pagamento della tassa tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure dell’attività o a riduzioni di orario. Analoghe misure dovranno essere riconosciute in favore di tutte quelle altre imprese che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato, e, quindi, dei rifiuti prodotti, a causa della contrazione dei consumi”.
Siena, tra i comuni capoluogo della Toscana, è il comune con la Tari pro capite più alta (273,30 euro), stando ai dati raccolti dall’osservatorio tasse locali Confcommercio. La gran parte dei comuni capoluogo di provincia continua a registrare una spesa superiore ai propri bisogni, ed anche Siena conferma questo trend. La differenza tra il fabbisogno standard ed il totale della Tari si aggira attorno al 38,46%, contro una media regionale del 40%. Siena, è la seconda città per maggior percentuale di scostamento, ma è la penultima sul livello qualitativo insieme a Pistoia, Livorno, Grosseto ed Arezzo.
Il calo nella produzione di rifiuti nel 2020 è stato quantificato in circa 5 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 15% circa in meno rispetto all’anno precedente. Un calo che assorbe anche la produzione di dispositivi di protezione dal covid, trattatati come rifiuti indifferenziati.
L’arera aveva stabilito che nel corso del 2020 si sarebbe dovuto andare verso l’adozione del metodo tariffario rifiuti incentrato sulla trasparenza ed efficienza dei costi del servizio di raccolta dei rifiuti urbani. Nonostante ciò solo il 21% dei comuni ha recepito il nuovo Mtr. Di questi nel 58% dei casi il costo della Tari risulta in aumento del +3,8%. “L’obbiettivo -commenta l’associazione- della delibera era quello di indurre i comuni al pieno ed integrale rispetto del principio europeo chi inquina paga. Tale principio sarebbe dovuto essere il pilastro che avrebbe dovuto guidare l’azione degli enti locali nel rideterminare le tariffe in considerazione del particolare periodo storico e degli effetti prodotti dall’emergenza epidemiologica sulle attività produttive. A dispetto della delibera dell’autorità, i dati esaminati evidenziano come, a livello nazionale, il 60% dei comuni abbia mantenuto le tariffe invariate, mentre il 17% le ha diminuite e il 23% addirittura aumentate”.
Confcommercio conclude: “Nonostante questo l’ammontare complessivo della Tari si è attestato, nel 2020, su valori analoghi a quelli del 2019 (9,73 miliardi di euro). Un quadro ancor più preoccupante considerando che proprio il 2020 avrebbe dovuto rappresentare una svolta”.