Un cul de sac, una strada senza sbocco: questa è la situazione in cui si troverebbe lo Stato italiano nella vicenda di Alfredo Cospito. A sostenere la tesi è Sofia Ciuffoletti, garante dei detenuti di Ranza. Secondo lei infatti l’anarchico non potrebbe essere nutrito nel carcere di Opera e nemmeno posto sotto Tso.
Ed ecco perché, per Ciuffoletti, la battaglia di Cospito contro il 41-bis e lo strumento dell’uso della propria salute hanno imposto all’agenda politica di ragionare sull’essenza stessa del regime speciale.
Regime che per il garante dei detenuti presenta diverse criticità che emergono sia nel vero e proprio profilo utilitaristico della misura che nell’impossibilità di poter permettere ai detenuti un reinserimento nella società ed una rieducazione.
“Il nostro regime speciale ha dei problemi intrinsechi di lesione dignità umana-prosegue Ciuffoletti-. Dignità umana che non si acquista per meriti e ne si perde per demeriti. Questo va ribadito sennò rischiamo di entrare nell’ambito dell’inciviltà giuridica. Anche in un piano politico così polarizzato questo è un fatto che va ribadito”
“Cospito fa una lotta che ha oltrepassato la sua persona. Le tesi del suo inserimento nel 41-bis sono fragili: il fronte anarchico che ha aderito alla lotta armata e di cui lui fa parte non ha organizzazione gerarchica, come quelle di stampo mafioso. Ecco perché trovo difficile che lui possa impartire ordini in merito a stragi o che faccio proselitismo”.
Anche a Siena intanto alcuni gruppi si sono mobilitati in sostegno dell’anarchico che si trova nel carcere milanese. Una ventina i manifestanti che oggi pomeriggio, davanti al tribunale, hanno partecipato all’iniziativa di Potere al Popolo in solidarietà nei confronti di Cospito.