Alcune persone sane, dopo essersi contagiate con il coronavirus, possono sviluppare il diabete. Il motivo? Lo spiega lo studio condotto dal professor Francesco Dotta, direttore del dipartimento di scienze mediche chirurgiche e neuroscienze dell’Università di Siena e della Uoc Diabetologia delle Scotte. Dotta ed il suo gruppo hanno condotto uno studio che è stato presentato durante il congresso annuale dell’Associazione Europea per lo studio del diabete. Le ricerche, fatte insieme alle università di Leuven, Pisa e Brussels, hanno dimostrato che il coronavirus “può infettare le cellule beta pancreatiche che producono l’insulina, modificandone così la funzione, legandosi alla proteina Ace2 situata sulla superficie delle cellule che, interagendo con molecola Spike del covid, ne permette l’ingresso nella cellula bersaglio. Ecco perché alcune persone, in precedenza sane, possono sviluppare il diabete dopo essere entrate in contatto con il virus”, spiega una nota. “Nel tessuto pancreatico – spiega il professor Dotta – la proteina Ace2 è aumentata in presenza di processi infiammatori, come durante l’infezione virale. L’effetto antinfiammatorio di farmaci come Nimbus e Baricitinib sui livelli di Ace2 nelle isole pancreatiche hanno dimostrato che queste terapie ne prevengono l’incremento. La nostra ricerca – conclude il professor Dotta – dimostra pertanto non solo il coinvolgimento dell’infezione Sars-CoV-2 nel danneggiare le cellule che producono l’insulina, ma ha anche fornito indicazioni su possibili terapie che contrastano l’infiammazione pancreatica limitando l’insorgenza di iperglicemia e diabete”.