“Continuano ad esserci persone, anche tra i pazienti ricoverati, che negano l’esistenza del virus e lo motivano con le loro teorie”. Lo afferma Bruno Frediani, direttore del dipartimento di Scienze Mediche e Uoc Reumatologia dell’Aou senese.
Frediani è stato ospite, insieme alla professoressa Maria Grazia Cusi, direttore Uoc Microbiologia e virologia dell’Aous, del talk “Scienza, ricerca e innovazione futura – i virus come nascono e come in futuro dovremo difenderci” che si è tenuto nell’ambito del Festival della Salute. Alle Scotte la situazione è migliore rispetto a qualche mese fa ma la bolla covid continua ad essere aperta. Tutti gli under 60 ricoverati sono non vaccinati – prosegue Frediani – mentre tra gli over 65 diciamo che il 50% sono non vaccinati ed il 50% vaccinati, ma tra questi ultimi il decorso della malattia è più semplice e soprattutto lascia meno strascichi post guarigione”.
“Uno dei pochi aspetti positivi di questa pandemia è che ha unito il nostro gruppo di lavoro anche da un punto di vista umano – esordisce la dottoressa Cusi – nel momento di massimo disagio abbiamo saputo fare squadra per il bene di tutti. Non abbiamo ancora certezze assolute sulla genesi del virus, se sia uscito da un laboratorio cinese o sia stato un naturale passaggio di specie che poi è arrivato all’uomo. Si tratta di un virus meno mutevole di quello della classica influenza, ma nella sua semplicità è difficile da sconfiggere. Il vaccino al momento è l’arma più efficace che abbiamo, non tanto per prevenire i contagi ma per scongiurare le forme più gravi della malattia e per ridurre la circolazione del virus, visto che i vaccinati solitamente sono meno contagiosi dei non vaccinati. Chiaramente l’efficacia dei vaccini si riduce con il passare del tempo e per questo diventa fondamentale la terza dose dopo un periodo di 6-8 mesi e probabilmente di coperture successive anche negli anni a venire”.