Covid, l’incidenza a Siena ‘schizza’ nel report della Gimbe: 835 casi ogni 100mila abitanti

In provincia di Siena l’incidenza del coronavirus per ogni 100mila abitanti è pari a 835. Lo rileva il monitoraggio della Gimbe sull’evoluzione del contagio da covid nella settimana dal 22 al 28 dicembre. Siamo la settima provincia d’Italia nella classifica di Gimbe. Prima di noi ci sono Milano, Monza Brianza, Lodi, Varese, Pavia e Perugia.

In Italia il numero dei test fatti è salito da 3750804 della settimana 8-14 dicembre a quelli dell’ultimo monitoraggio:  5175977. “L’aumentata attività di testing, tuttavia – evidenziano i curatori del report – è solo una delle determinanti della crescita dei nuovi casi: dalla seconda metà del mese di dicembre, infatti, si rileva da un lato una vera e propria impennata del tasso di positività dei tamponi antigenici rapidi (la media mobile a sette giorni è salita dallo 0,8% del 14 dicembre al 2,8% del 28 dicembre) dall’altro un netto aumento del tasso di positività dei tamponi molecolari (la media mobile a sette giorni è passata dal 9,5% del 14 dicembre al 15% del 28 dicembre)”.

“Questi dati – dice il presidente della Gimbe Nino Cartabellotta – dimostrano una notevole crescita della circolazione virale sia per la progressiva espansione della variante Omicron, molto contagiosa, che per l’aumento dei contatti sociali nel periodo delle festività, il cui impatto su ricoveri e decessi sarà visibile nelle prossime settimane. In questa fase della pandemia caratterizzata dalla crescente circolazione di una variante estremamente contagiosa tra una popolazione per la maggior parte vaccinata, l’obiettivo primario è di contenere il sovraccarico degli ospedali spingendo al massimo su coperture vaccinali e richiami e limitare la circolazione del virus con mascherine e distanziamento”.

Cartabellotta evidenzia come la corsa ai tamponi senza regole” presenti “diversi ‘effetti collaterali’: innanzitutto, sovraccarica il sistema di testing dei tamponi molecolari, impedendo di testare con tempistiche adeguate chi ne ha realmente bisogno perché sintomatico o contatto di soggetto a rischio; in secondo luogo, il ricorso sregolato ai tamponi rapidi da parte di soggetti asintomatici contribuisce ad alimentare false sicurezze, vista la probabilità del 30-50% di falsi negativi; ancora, l’aumento della domanda favorisce la speculazione e l’espansione del ‘mercato nero’ con aumento dei costi e offerta di pericolose soluzioni low cost; infine, indipendentemente dalla revisione della durata della quarantena, l’emersione di un numero così elevato di casi rischia di paralizzare il Paese con un lockdown di fatto, alimentando peraltro una narrativa distorta dominata dagli altisonanti dati dei contagi e non dal loro reale impatto su ricoveri, terapie intensive e decessi, oltre che su altri esiti di salute non dipendenti da covid-19”.