Tutti a parlare di Dante Alighieri, ieri 25 marzo 2021, giorno a lui dedicato (il Dantedì). E quest’anno ancora più di tendenza, poiché si celebra l’anniversario dei 700 anni della morte del grande poeta.
Ma da oggi in poi, come possiamo ancora occuparci di lui, piacevolmente lontano dal rumori di fondo dei social?
Perché c’è stata davvero un’autentica invasione di post: dalle citazioni delle terzine preferite, alle foto sui luoghi legati alla figura di Dante, agli inevitabili meme più o meno azzeccati con la sua immagine in contesti imprevedibili, divertenti e qualche volta anche irrispettosi. Tanto che alla fine sono arrivati anche i post di un Dante affranto, comprensibilmente stanco di tanta attenzione e che sperava di arrivare presto al giorno successivo ed alla ritrovata tranquillità. Sapendo anche lui, che queste fiammate di attenzione non superano le 24 ore e che da domani l’argomento trend sarà un altro e molti torneranno ad ignorare un personaggio che ancora avrebbe tante cose da dirci.
Fra i pochi che hanno invece colto l’occasione del Dantedì per fare invece un discorso di prospettiva, segnalo volentieri Fondazione Sistema Toscana, che ha inviato agli iscritti del sito ufficiale del turismo in Toscana – www.visittuscany.com – una newsletter molto ben costruita sui luoghi di Dante da visitare appunto nella nostra regione. Fin da adesso, per coloro che sono residenti nei tanti comuni che conservano memorie dantesche, e dunque possono muoversi senza violare le regole della zona arancione. E nei prossimi mesi, quando tutti ci auguriamo che una campagna vaccinale davvero di massa, ci permetterà di tornare a viaggiare, sia pure nel rigoroso rispetto delle regole.
Fra quelli che sono stati inseriti nella newsletter, alcuni sono davvero sorprendenti e meritano dunque una citazione. Prima di tutto, la Lunigiana (https://www.visittuscany.com//it/idee/sulle-orme-di-dante-in-lunigiana/) e più precisamente il borgo di Mulazzo, allora capitale del feudo dello Spino Secco, dove Dante trovò una speciale accoglienza da parte della famiglia Malaspina nella primavera del 1306, poiché venne incaricato di trovare un accordo di pace alla secolare disputa tra gli stessi Malaspina e i vescovi di Luni. Un ruolo squisitamente politico, dove evidentemente le parti si affidavano al suo prestigio personale ed alla sua esperienza di governo fiorentino.
Oppure la Valle del Diavolo, la Valdicecina dei soffioni boraciferi, che nel Trecento doveva avere un aspetto molto simile all’Inferno dantesco, tanto da far pensare che le fumarole ed i getti di vapore possano aver ispirato se non Dante, molti degli illustratori della sua Divina Commedia.
E la newsletter di Visit Tuscany non si dimentica neppure dell’affascinante architettura del Ponte della Pia de’ Tolomei, a Rosia, che tanti di noi hanno attraversato con la mente rivolta ai nostri studi liceali (https://www.toscanaovunquebella.it/it/sovicille).
Ma per me, che amo soprattutto le invettive di Dante – equamente rivolte a tutte le città toscane – il luogo più intrigante è Capolona, definita nel Purgatorio il luogo dove il fiume Arno “storce il naso” ad Arezzo, virando verso ovest per evitare i “botoli ringhiosi” che vi abitano.
Il Dante preferito da noi toscani: quello da cui ci piace sentirci offendere.
Roberto Guiggiani