Sono stati assolti dalla Corte di Appello di Milano l’allora presidente di Mps Giuseppe Mussari e l’allora direttore generale Antonio Vigni condannati in primo grado per le presunte irregolarità nelle operazioni Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, effettuate, secondo l’accusa, per coprire le perdite provocate dall’acquisto di Antonveneta.
Mussari era stato condanno a 7 anni e mezzo mentre Vigni a 7 anni e 3 mesi. Oltre a Mussari e Vigni, i giudici della seconda sezione penale della Corte di Appello (presidente Angela Scalise) hanno assolto anche le altre 11 persone co-imputate, a vario titolo, di falso in prospetto, false comunicazioni sociali e ostacolo all’autorità di vigilanza. Tra queste, gli altri ex manager della banca senese: l’ex responsabile dell’area finanza Gianluca Baldassarri, l’ex direttore finanziario Antonio Pirondini e Marco Di Santo, responsabile Alm all’interno dell’area Tesoreria e Capital management della banca senese. E ancora i sei funzionari di Deutsche Bank, tra cui Ivor Scott Dunbar, Michele Faissola e Michele Foresti ed ex manager dell’istituto giapponese Nomura come Sadeq Sayeed, all’epoca dei fatti ceo di Nomura International Plc London.
È stata un’assoluzione con le formule piene del ‘fatto non sussiste’ e del “non costituisce reato” quella incassata dagli ex vertici e manager di Mps, Deutsche Bank e Nomura nel processo di secondo grado in cui erano imputati di false comunicazioni sociali, manipolazione del mercato, ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza per le presunte irregolarità nelle operazioni Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, effettuate da Rocca Salimbeni tra il 2008 e il 2012 per coprire le perdite dovute all’acquisizione di Antonveneta.
I soli Giuseppe Mussari e Antonio Vigni e in un solo caso Daniele Pirondini, ex direttore finanziario, sono stati prosciolti con sentenza di “non doversi procedere” per l’intervenuta prescrizione dai tre capi d’imputazione di falso in prospetto. I giudici della seconda sezione penale hanno infine confermato nel resto la sentenza del tribunale del 8 novembre 2019, dove i primi giudici avevano prosciolto gli imputati per altri episodi già prescritti allora.
Oltre le persone fisiche, la seconda sezione penale della Corte di Appello di Milano ha assolto dagli illeciti amministrativi per “insussistenza dei reati presupposti” gli istituti Deutsche Bank e Nomura. Di conseguenza, sono state revocate le confische disposte dai giudici di primo grado di 64,9 milioni di euro nei confronti della banca tedesca e di 88 milioni di euro a quella giapponese. Annullate anche le sanzioni amministrative e le statuizioni relative al risarcimento dei danni alle parte civili.
“Accogliamo con soddisfazione la sentenza di assoluzione emessa quest’oggi dalla Corte d’Appello di Milano, che ha riconosciuto la validità delle argomentazioni difensive della banca”. Lo scrivono da Deutsche Bank in una nota.
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