Il 14 luglio 1983 (non a caso giorno della presa della Bastiglia tanto era rivoluzionaria l’idea) un gruppo di operatori sanitari e sociali del Servizio di Salute Mentale di Siena (tra questi c’è Andrea Friscelli che la presiederà per quasi trent’anni) fonda la cooperativa sociale “La Proposta”.
Dopo la Legge Basaglia, del 1980, che voleva la chiusura degli ospedali psichiatrici, l’intento è quello di unire gli interessi di giovani disoccupati con quelli di persone con problemi mentali, per cercare nuove opportunità di lavoro e sperimentare un nuovo modo di stare insieme rispettoso delle diversità. E questo “stando fuori”. “La Proposta”, inizialmente, si occupa della cura e manutenzione dell’orto dell’ospedale psichiatrico, che si trova nella Valle di Porta Giustizia, All’Orto de’ Pecci, e con questo scopo inizia a lavorare nel 1984. Nei primi anni di attività produce tanta frutta e verdura da coprire l’intero fabbisogno dell’ospedale psichiatrico. In questa prima fase “La Proposta” è più un’associazione di volontariato, piuttosto che come una cooperativa di lavoro, in quanto non vi sono dipendenti. Il lavoro, oltre che come fonte di reddito, è visto come un banco di prova in grado di rafforzare l’identità attraverso l’acquisizione di un preciso ruolo professionale e sociale.
Il riavvicinamento alla terra, attraverso il lavoro agricolo, viene svolto da infermieri e malati che coltivano su consiglio di alcuni anziani malati che hanno esperienza per le loro origini contadine. Dopo dieci anni, siamo nel 1994, si avvia in modo sperimentale il servizio di ristorazione per rispondere alle esigenze delle gite scolastiche, con l’idea di offrire ai ragazzi uno spazio di accoglienza nel verde, e sarà il precursore del ristorante All’Orto de’ Pecci – Siena. Nel 1997, a seguito con la legge 381/1991 sulla cooperazione sociale “La Proposta” diventa, a tutti gli effetti, una cooperativa sociale di tipo B. In questi anni si avviano i primi appalti e le convenzioni dirette con gli enti locali che semplificano l’attribuzione del lavoro ai soggetti svantaggiati. Con gli appalti all’interno della cooperativa si creano, quindi, gruppi di lavoro differenziati che andranno, nel tempo, a costituire i settori organizzativi che esistono ancora oggi: ristorazione, raccolta differenziata, servizi di giardinaggio.
Nel 2000 “La Proposta” si separa definitivamente dall’ Azienda Unità Sanitaria Locale, e diventa autonoma, pur continuando a mantenere relazioni per quanto riguarda le convenzioni relative all’inserimento di soggetti svantaggiati. Negli anni la cooperativa è cresciuta, ha cercato di rendersi indipendente dalle commesse pubbliche (che con la crisi sono venute meno) e creato progetti (importanti, almeno per noi) soprattutto nell’ambito della ristorazione, del turismo e dell’infanzia lavorando, sempre, per la consapevolezza dei nostri soci cooperatori. Dal quel lontano 1983 ad oggi la cooperativa “La Proposta”, è una Onlus, una NO PROFIT e lo sottolineiamo sempre, ha cercato di creare occasioni e percorsi di emancipazione sociale e di reinserimento lavorativo a soggetti che provengono dal disagio psichico o da esperienze di tossicodipendenza, di alcolismo o di detenzione, attraverso la valorizzazione delle capacità personali e una costante riqualificazione lavorativa. Da allora ad oggi “La Proposta” ha cercato di promuovere la diffusione dei valori e la crescita della cooperazione sociale impegnandosi in un’opera di sensibilizzazione costante presso l’intera comunità locale e operando attraverso la creazione e il consolidamento di reti con soggetti appartenenti al Terzo Settore.
E’ del 1983 che ci proviamo ma, sia chiaro, da soli non siamo niente e non avremmo potuto fare niente per cui, per questi 38 anni (gli ultimi due dei quali, come per tutti, inimmaginabili per gli eventi accaduti e non facili da affrontare per ingegnarsi come superarli al meglio anche in termini di “sopravvivenza” e di rispetto e tutela di chi lavora da noi e di chi viene da noi, ma il discorso sarebbe lungo), vogliamo ringraziare tutti gli amici che ci sono stati accanto, che ci supportano (e sopportano), tutti i nostri clienti che hanno capito che l’Orto non è un posto “perfetto”, ma un posto imperfetto che prova a rimettere a posto vite “imperfette”.
Maura Martellucci
Roberto Cresti