“Ho camminato molto, seguendo l’istinto e la luce, convinto che le fotografie si facciano allineando l’occhio e il cuore – come diceva Henri Cartier Bresson – ma anche con scarpe comode. A Firenze la bellezza è ovunque, invade, e frastorna. A Kyoto è invece nascosta, va cercata: dietro le mura, nei boschi, nelle spoglie architetture che ignorano l’arco etrusco, nell’improvviso svettare dei tetti”.
Massimo Pacifico
In occasione dei 50 anni di gemellaggio tra Firenze e Kyoto, è stata inaugurata venerdì 5 giugno nelle sale del Museo di Antropologia di Firenze, la mostra Flo-Kyo 1965-2015. Patrocinata da Palazzo Vecchio, che il 9 giugno ha rinnovato il gemellaggio fra le due città alla presenza di una folta delegazione giapponese, l’esposizione è firmata da Massimo Pacifico: uno dei più noti fotografi – giornalisti italiani autore di grandi reportage in tutto il mondo. Promotori e organizzatori sono stati il Museo di Storia Naturale e l’Associazione culturale Najs (No Art Just Sign), che della mostra edita il catalogo, con i rispettivi presidenti Guido Chelazzi e Claudio Cantella, la Biblioteca degli Uffizi con il direttore Claudio Di Benedetto – che della mostra è anche il curatore – l’Airf Toscana (Associazione Italiana Reporter Fotografi) e la rivista online Barnum diretta dallo stesso Pacifico.
L’autore ha realizzato 100 grandi immagini simmetriche per il principale degli eventi ideati per ricordare il patto fraterno, progettato sul finire degli anni Cinquanta, dal sindaco Giorgio La Pira in una stagione di grande riapertura internazionale, quindi sancito dal suo successore Lelio Lagorio.
E’ un dialogo fotografico, un nuovo ponte gettato tra le antiche capitali di due civiltà parallele ma geograficamente lontanissime. Le immagini si specchiano due a due per accostare momenti di vita e storia di Firenze e Kyoto, che in questo 2015 celebrano un gemellaggio lungo mezzo secolo, fondato sulla cultura e sulla pace. La sequenza delle immagini propone somiglianze e differenze sia suggerite dal caso o da intuizioni immediate, sia da un piano elaborato con Di Benedetto. I solidi palazzi di pietra e il marmo delle chiese a confronto con la fragilità del legno dei templi, giovani turiste in kimono che riflettono sculture di Benedetto da Maiano, selfie e ordinarie macchine fotografiche, fiaccheri a cavallo da un lato e risciò a trazione umana dall’altro. In sostanza, una sinfonia di canti e controcanti fatti di ordinarie scene di strada, costumi, volti e monumenti colti nei centri storici delle due città, entrambe glorie universali dell’Italia del Giappone, entrambe patrimonio Unesco dell’umanità. Ne è nato un racconto, spiega Di Benedetto, che non ignora le similitudini fra le gemelle, ma che ne mostra anche le rispettive differenze, dovute ai costumi e alla cultura, oltre che alle scelte amministrative, alle profonde diversità fisiche e di carattere proprie di tutti i gemelli eterozigoti.
“La magia delle istantanee”, aggiunge, “ci pone davanti agli occhi lo spirito convergente – divergente di due città simboliche per le rispettive civiltà, proponendo la riflessione che segue il colpo d’occhio e stimolando la curiosità di vedere oltre, e il desiderio di approfondire le emozioni”.
La mostra sarà aperta al pubblico sino al 31 luglio 2015.