Domani 1 giugno 2019 alle 10, presenti le maggiori autorità provinciali, i carabinieri di Siena commemoreranno nell’anniversario della loro morte, Mario Forziero e Nicola Campanile, i due militari dell’Arma assassinati da un folle 29 anni fa in pieno centro cittadino. Secondo tradizione consolidata, alla cerimonia religiosa officiata dal Cappellano Militare della Legione Carabinieri Toscana Don Mauro Tramontano nella Chiesa di San Girolamo in Campansi, seguirà la deposizione di due corone d’alloro sul luogo dell’eccidio.
Per quanti non lo ricordassero, il 1 giugno 1990, in via dei Gazzani, nei pressi della Lizza, vengono uccisi due Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Siena (nella foto, i rilievi che vennero effettuati). Si tratta di Mario Forziero (30 anni, Appuntato, nato Francolise di Caserta, residente a Sinalunga, dove si era sposato e aveva avuto due figlie) e Nicola Campanile (24 anni, di Modena, residente a Roma, avrebbe finito il servizio di leva come carabiniere sei mesi dopo).
L’assassino è il Sergio Cosimini, fiorentino, che fermato in sella ad un ciclomotore rubato per un controllo, estrae una pistola e spara a sangue freddo sui militari. Cosimini aveva alle spalle una lunga serie di crimini e delitti (l’ultimo, il 26 dicembre 1989 a Firenze, in via Barbacane, dove aveva ucciso senza motivo Antonio Cordone, noto personaggio del mondo sportivo dilettantistico fiorentino, mentre si stava allenando) ed era stato ricoverato più volte nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino.
Ai funerali di Forziero e Campanile partecipò praticamente tutta la città di Siena e in loro memoria, l’anno successivo, venne apposta una lapide commemorativa sotto la chiesa di Santo Stefano. Ad entrambi i militari in seguito viene concessa anche la Medaglia d’Oro al valore Civile con la seguente motivazione: “Componenti pattuglia automontata mentre si apprestavano all’identificazione del conducente di un motociclo, venivano fatti segno di un’improvvisa azione di fuoco. Benchè gravemente feriti, cercavano di reagire con l’arma in dotazione ma, nel disperato tentativo di inseguire il malvivente, si accasciavano al suolo. Splendido esempio di giovani vite immolate con grande ardimento ed altissimo senso del dovere”.
(si ringraziano Maura Martellucci e Roberto Cresti)