È una giornata di passaggio tra passato e futuro, ma è un passaggio davvero importante per Gaiole in Chianti e per il suo territorio: il passato è rappresentato dagli splendidi reperti storici che sono ospitati al museo civico “Alle origini del Chianti” per la mostra “Cetamura 50. Materiali, persone, ricordi”, inaugurata oggi e visitabile fino al 15 settembre.
Il futuro è ciò che si sta iniziano a scrivere nelle terre più belle del mondo: le stesse opere esposte rappresentano anche il futuro perché faranno parte della sezione etrusca della collezione permanente del nuovo museo ‘Alle origini del Chianti’, che aprirà al pubblico entro l’anno, che vede fare squadra il Comune con Opera Laboratori – futuro gestore della struttura – e Fondazione Musei Senesi e che vuole aprirsi a tutto il territorio del Chianti, con collaborazioni con comuni come Castellina in Chianti.
“C’è la volontà di raccontare al territorio i rinvenimenti di questi cinquant’anni”, ha detto il Soprintendente di Siena Gabriele Nannetti
“Cetamura 50. Materiali, persone, ricordi” celebra 50 anni della ricerca archeologica condotta dalla Florida State University sul colle di Cetamura.
La storia a dire il vero inizia qualche anno prima, nel 1964, quando lo storico Alvaro Tracchi diede notizia al Soprintendente alle antichità d’Etruria del rinvenimento, a Cetamura, di un insediamento etrusco “di una certa importanza”.
Gli scavi sono iniziati otto anni dopo, a settembre del 1973, grazie, appunto, all’università statunitense e alla direzione della professoressa Nancy de Grummond, docente di etruscologia al department of classics della Florida State University.
La ricerca è andata avanti fino ad oggi e sul luogo si sono succeduti studenti, archeologi, specialisti e studiosi, così come sono cambiate le tecniche di scavo e di documentazione.
Tante le scoperte rinvenute. Tra queste ci sono: un quartiere artigianale, un santuario, due profondi pozzi che hanno restituito migliaia di manufatti, testimonianze della flora e della fauna antiche e, infine, di un tesoretto di 194 monete d’argento, probabile paga per un veterano romano.
“La mostra racconta un periodo lungo: cinquant’anni che vogliamo portare al grande pubblico in modo contemporaneo. La nostra idea è raccontare l’archeologia in modo più accattivante”, spiega Gabriella Carpentiero, funzionario archeologo della Soprintendenza.
KV
MC