Il diffuso utilizzo di dispositivi quali smartphone e tablet ha portato a un acceso dibattito, in ambito scientifico, sul loro impatto sulla salute e lo sviluppo dei più piccoli. Tra questi, i bambini sotto i tre anni sembrano essere particolarmente a rischio.
Secondo uno studio condotto dall’American Academy of Pediatrics, i bambini di età inferiore ai 18 mesi non dovrebbero avere alcuna esposizione ai media digitali. Questo perché a quella tenera età l’esposizione eccessiva ai contenuti digitali potrebbe interferire con le capacità di apprendimento e lo sviluppo di abilità sociali e cognitive essenziali.
Sulla stessa linea, un redente studio pubblicato su JAMA Pediatrics, una delle più antiche e autorevoli riviste scientifiche in materia, ha rilevato che l’uso elevato dei media digitali nei bambini di età inferiore ai due anni è associato a un maggior rischio di ritardi nello sviluppo del linguaggio. Ciò è dovuto al fatto che l’uso passivo dei dispositivi, come guardare video o giocare online riduce le opportunità di interazione verbale e di comunicazione faccia a faccia, che sono fondamentali per lo sviluppo linguistico.
Stessa compromissione è stata osservata in merito allo sviluppo motorio: sono sempre più i bambini ad avere difficoltà nella coordinazione a tal punto da risultare goffi e lenti anche nel salire le scale. Con un telefono si sprofonda nel divano, con un pallone si impara a correre! L’esposizione eccessiva ai contenuti digitali può inoltre limitare le opportunità di sviluppare una comprensione emotiva e una regolazione delle emozioni adeguate. La mancanza di interazioni faccia a faccia e di comunicazione non verbale può impedire ai bambini di apprendere e comprendere le sfumature delle emozioni umane, compromettendo la loro capacità di relazionarsi e sintonizzarsi emotivamente con l’altro.
I bambini che trascorrono più tempo sui dispositivi mobili, analfabeti di emozioni, presentano maggiori livelli di irritabilità, impazienza e difficoltà a calmarsi rispetto a quelli che non ne fanno uso. In aggiunta, l’esposizione ai dispositivi digitali, soprattutto poco prima di andare a dormire, può influire negativamente sulla qualità del sonno: la luce blu emessa dagli schermi degli smartphone può interferire con la produzione di melatonina, un ormone che regola il ciclo sonno-veglia e a sua volta, il disturbo del sonno può avere ripercussioni negative sullo sviluppo cognitivo e sul benessere generale.
C’è poi da considerare che gli effetti negativi accumulati nei primi anni di vita (molti esperti infatti sottolineano l’importanza dei primi 1000 giorni) tendono poi a condizionare il decorso dello sviluppo successivo. Se, durante i primi tre anni, abituo un bambino ad interagire più con lo smartphone che con suoi coetanei in carne ed ossa, creerò un preadolescente inibito nei confronti della socialità, che a sua volta ne subirà le conseguenza in età adolescenziale.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Clinical Psychological Science, a tal proposito, ha riscontrato che gli adolescenti che trascorrono più tempo sui social media e altri dispositivi elettronici hanno maggiori probabilità di sviluppare sintomi depressivi e di avere un rischio più elevato di ideazione suicidaria. Questo suggerisce che l’eccessiva esposizione ai contenuti digitali nel corso dell’intero sviluppo, dall’infanzia fino all’adolescenza, può avere gravi conseguenze a lungo termine sulla salute fisica e mentale.
Alla luce di queste osservazioni, quale genitore metterebbe a rischio la salute del proprio bambino? Purtroppo, la realtà ci suggerisce altro. Tutti noi osserviamo bambini intorno ai due anni “spippolare” agilmente un iPhone, utilizzato dai genitori come babysitter del figlio. Ora basta! Non credo che ci sia altro tempo da perdere. L’implementazione di politiche volte a regolamentare l’uso dei dispositivi digitali durante i pasti in luoghi pubblici potrebbe ad esempio aiutare a limitare l’esposizione dei bambini a contenuti digitali e promuoverebbe interazioni familiari più salutari. Un divieto legislativo sull’uso degli smartphone per i bambini sotto i tre anni sarebbe un passo ancora più significativo per proteggerli da tali pericoli.
La ricerca ha chiaramente evidenziato i rischi e gli effetti dannosi dell’uso di cellulari e tablet quando ancora il cervello non è del tutto formato. Al contempo, è importante sottolineare che l’azione legislativa dovrebbe essere affiancata da sforzi educativi e di sensibilizzazione per genitori e caregiver, includendo ovviamente anche la scuola, in modo da promuovere l’importanza delle interazioni umane significative e di un ambiente di gioco e apprendimento senza schermi, quindi più stimolante. Ai bambini, per crescere bene, servono esperienze reali, spazi aperti e orizzonti da ammirare, non pixel e schermi piatti a 10 cm dal naso.
La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989, e ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176: “l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”…” e a tal fine gli Stati membri “adottano tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi appropriati”.
Jacopo Grisolaghi – Psicologo e Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica – www.jacopogrisolaghi.com
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