“Di fronte alla folle e irresponsabile aggressione russa alla libera nazione dell’Ucraina chiediamo una forte presa di posizione al sindaco e alla giunta del Comune di Siena”.
Lo ha scritto il Terzo polo civico in un comunicato in cui viene spiegato che “la storia e l’identità culturale della nostra città esigono un chiaro gesto pubblico, in linea con quanto è stato fatto anche in un recentissimo passato”.
“A fronte di ciò crediamo sia utile un coordinamento fra le istituzioni e il mondo dell’associazionismo per dare una risposta concreta ai soggetti più deboli, coinvolti in una guerra che chiama in causa sempre più civili. Pensiamo ai bambini, alle loro madri e agli anziani a cui Siena potrebbe dare, così come stanno facendo altre realtà, una risposta accogliendoli. Non dobbiamo dimenticare che molte donne ucraine si trovano già da tempo nel nostro territorio”, prosegue il testo.
“I senesi conoscono il valore di lottare per la propria libertà e autonomia e per questo sono al fianco di chi in Russia, in una situazione di grave pericolo personale, dimostrano contro Putin in dissenso contro una guerra di aggressione che viola gli stessi accordi del Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994 e che non gli appartiene – continua il Terzo Polo-. La contestazione è rivolta anche nei confronti degli oligarchi che sostengono l’attuale strategia del Cremlino. A questo proposito, avendo anche in città esponenti di questo ceto privilegiato chiediamo alle autorità, a partire dal Sindaco, se hanno valutato le ricadute sul contesto cittadino di un eventuale congelamento dei loro beni e cosa intendono fare a tale proposito”.
“Ultimo e non certo per importanza ci rivolgiamo al Cardinale Lojudice perché si faccia portavoce presso Papa Francesco dell’istanza di pace del popolo senese, ben raffigurata nell’affresco del Buongoverno. Convinti come siamo che la chiesa cattolica, come quella ortodossa possa svolgere un ruolo attivo per la difesa delle popolazioni coinvolte nella guerra ed essere un credibile strumento di mediazione fra le parti in lotta”, si legge ancora.
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