Hanno il tampone negativo e il green pass, ma manca il documento dell’Asl: alunni non riammessi alla Saffi

Manda il green pass o manda il tampone? Nessuno dei due, manca solo il buon senso. Nel Paese che proclama il processo di digitalizzazione, serve un foglio di carta per avere un’approvazione: tutti colpevoli, nessun colpevole perché alla scuola elementare Saffi è andato in scena il paradosso del senso del dovere. I genitori con i tamponi ai figli, la preside che rispetta le direttive, la Asl che processa i tamponi. Che cosa è accaduto pero? Sono le 8.15 e , di fronte all’istituto, cresce la protesta spontanea di  una 30ina di genitori i cui figli, che erano in quarantena, non sono stati fatti rientrare  nelle loro aule, nonostante l’esito negativo del test e la certificazione verde. Gli alunni “non sono stati ammessi a scuola dalla preside perché ieri non è arrivato il documento formale dell’Asl. I genitori sono lì infuriati davanti a scuola e hanno chiamato le forze dell’ordine”, racconta uno dei presenti. “Abbiamo fatto il tampone con esito negativo, abbiamo il green pass ma la preside non ci fa entrare lo stesso perché non abbiamo il referto”, dice  una delle mamme che  sta protestando davanti alla scuola primaria di Siena.  A raccontare la sua versione di quanto è accaduto c’è anche Iolanda Morabito, madre di un alunno della Saffi: “È stato necessario l’intervento della polizia perché facessero entrare i nostri bambini a scuola- esordisce così-. Tutto è cominciato lo scorso mercoledì 27 settembre, quando un ragazzo è risultato positivo al tampone. Tutta la classe è stata messa in quarantena da qual giorno fino  al 2 ottobre. Al momento del rientro in aula però – continua la mamma – la preside si è rifiutata di farci entrare, sostenendo che non fosse possibile far entrare i bimbi a scia senza il referto di tampone. I test  li avevamo fatti nella giornata di sabato ed erano tutti negativi. L’Asl non ci ha rilasciato il referto ma un Green pass che si differenzia da quando richiestoci solo a livello burocratico. La cosa più grave – conclude – è che noi abbiamo dovuto rispettare la quarantena, mentre gli insegnanti (2 su 3) si sono potuti astenere da tampone e misure restrittive semplicemente con un’autocertificazione e dicendo di aver indossato la mascherina al momento del contatto”.

Katiuscia Vaselli

(ha collaborato Emanuele Giorgi)