Ci ricasco sempre, invariabilmente. Stavo seguendo con attenzione e curiosità il tentativo del Comune di Venezia di governare i flussi dei turisti nelle zone più frequentate – con tornelli, app e prenotazioni on line – quando il sindaco Luigi Brugnaro ha gettato la maschera, annunciando un “contributo” di accesso fra i 3 e gli 8 euro a testa.
Tutto chiaro: non interessa limitare il fenomeno dell’eccesso di turisti, ma si vuole soltanto creare un altro balzello per succhiare soldi ai turisti e spenderli poi per i propri interessi elettorali. Come è avvenuto per l’imposta di soggiorno, del resto.
Mi dispiace veramente. Non tanto per la mia ingenuità a credere che qualcuno fosse finalmente interessato a gestire il turismo, soprattutto laddove – come Venezia – davvero si era superato il limite della sostenibilità ambientale e sociale. Ma perché l’ipotesi disegnata dagli amministratori di quella che fu la Serenissima, mi sembrava, con le sue luci e le sue ombre, un tentativo non banale di sperimentare delle misure nuove. Pur nella consapevolezza che mettere i tornelli e consentire l’accesso solo a chi si è prenotato, nell’ambito di un numero massimo di persone contemporaneamente, andava a scontrarsi con le norme costituzionali che garantiscono il libero movimento delle persone. Ed in qualche modo introduceva un “lasciapassare” per accedere al centro storico, che suona sinistro e pericoloso per chi è abituato a pensare alla città come uno spazio libero di vita e di attività sociali.
Ma tutti questi dubbi, ed al contempo la curiosità di vedere i risultati di una prima fase di sperimentazione, sono stati tristemente spazzati via dalla sincerità – in questo senso apprezzabile – del sindaco Brugnaro, che ha fatto capire subito che si stava parlando soltanto di soldi. Poiché l’imposta di soggiorno viene pagata da una parte molto limitata di coloro che visitano Venezia (quelli che dormono in una struttura ricettiva), il tornello diventava l’idea geniale per far aprire il portafoglio ai milioni di escursionisti che passano alcune ore a Venezia e poi scelgono di dormire in altre località.
Insomma, la solita, noiosa, diciamolo: banale, sete di soldi delle amministrazioni pubbliche, cui si accende l’occhio a dollaro (adesso forse ad euro) quando si tratta di moltiplicare per milioni di persone un pur modesto “contributo” – parola quasi offensiva in questo contesto – di pochi euro. E gonfiare il bilancio di soldi freschi da spendere per garantirsi il consenso elettorale.
Che poi, otto euro a testa non sono neanche così pochi.
Roberto Guiggiani
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