Il cardinale Lojudice: “Non è il Natale che vorrei far vedere ai bambini. Nel mondo in corso una guerra mondiale a pezzi”

“Questo non è il Natale che vorrei fare vedere ai nostri bambini! Dovremo spiegare loro che gli adulti non riescono a vivere in pace e che il mondo per alcuni popoli è un paradiso e per altri è un vero inferno”.

È il climax della riflessione dell’arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice pubblicata stamani in un articolo su In Terris. Il cardinale si rivolge direttamente ai fedele invitandoli a “guardare al Santo Natale con gli occhi di un bambino”. “Vorrei riempire i loro occhi con le immagini di un pianeta che sia veramente solidale con chi è più fragile – ha aggiunto Lojudice-. Oggi, però, dobbiamo dirlo con chiarezza, quello che possiamo fare vedere loro è una terra dove è in corso la terza guerra mondiale a pezzi – come la chiama Papa Francesco – dove non ci si mette d’accordo per tutelare veramente l’ambiente e dove uomini, donne e bambini muoiono ancora di fame, di malattie e per l’indifferenza”.

“Ma allora mi chiedo a cosa serve tutto questo progresso che fa stare bene chi sta già bene e sempre peggio chi è in difficoltà- aggiunge Lojudice-. I bambini ci guardano, ci osservano e dobbiamo sentirci doppiamente responsabili per questo. Il Bambino Gesù che nasce in una mangiatoia, in un luogo povero e freddo è lo stesso che piange per la fame, che ha paura dei bombardamenti o che soffre per le tante troppe violenze che vengono perpetrare sui più piccoli. Quel bimbo dalla mangiatoia ha cambiato il mondo. Quel bimbo ha dato a tutti noi una nuova speranza di essere amati, compresi, perdonati. Non dobbiamo arrenderci alla logica del più forte, dobbiamo essere ogni giorno difensori di quel bambino nella mangiatoia povero e indifeso. Solo così potremo cambiare il mondo. Solo così potremo offrire agli occhi dei nostri bambini un Natale di speranza, di gioia e di spensieratezza”.

“Cerchiamo di vedere il mondo con gli occhi di un bambino da quella mangiatoia che è diventata il simbolo del riscatto di chi è debole, fragile, solo. I bambini ci guardano non lo dimentichiamo!”, aggiunge