Il sogno impossibile di avere un “giusto numero” di turisti

Riprendo volentieri un articolo di Marco Lorenzoni, pubblicato il 30 novembre scorso sul sito di Prima Pagina, in cui ha scritto che “gli Etruschi non sono mai stati un grande attrattore turistico” e che una città come Chiusi non può limitarsi a lavorare soltanto su questo aspetto, se vuole davvero fare del turismo un settore economico significativo.

Condivido l’affermazione di Lorenzoni e allargo volentieri l’analisi a quello che sembra il sogno impossibile di ogni destinazione: avere un “giusto numero” di turisti, ovvero trovare l’equilibrio per generare ricchezza economica senza però dover poi fronteggiare l’eccesso di persone ed i riflessi negativi in termini di sostenibilità sociale, urbana ed ambientale. L’articolo (link qui) fa riferimento ai Prodotto turistico omogeneo “Toscana Terra Etrusca” di cui il Comune di Chiusi è appunto capofila a livello regionale e che è stato pensato e costruito proprio per rivolgersi alle scuole ed una fascia ben precisa, e nient’affatto di massa, che sia interessata a conoscere il ricco patrimonio presente nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto.

Un prodotto turistico omogeneo che non ha – e non vuole avere – nulla di spettacolare e di attraente per il grande pubblico, proprio perché cerca invece di valorizzare itinerari naturalistici, enogastronomici e storici legati a piccoli musei, aree archeologiche, necropoli e testimonianze che danno identità storica e culturale a questo territorio. Solo per fare alcuni esempi, ci sono il Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona ed il Museo nazionale archeologico di Chiusi (che hanno poco più di 20 mila visitatori ogni anno), il Museo civico archeologico di Vetulonia (10 mila visitatori), il Museo etrusco di Murlo (4 mila visitatori) e quello di Sarteano (3 mila visitatori): piccoli gioielli di straordinario valore culturale, ma che avrebbero grandi difficoltà a gestire un turismo di massa.

E dunque ritorna il sogno impossibile di cui parlavo: se fai azioni a bassa intensità di attrazione turistica – modello di fruibilità e sostenibilità che tutti auspichiamo – diventa difficile avere un impatto economico forte sulla economia di una destinazione. Se invece si punta sul bersaglio grosso, facendo prevalere elementi di forte attrattività, si generano forti ricadute in termini di denaro, ma si perde il governo del fenomeno, spesso a scapito anche dell’interesse verso il suo patrimonio, che rischia anzi di essere consumato.

La ricetta perfetta, da alchimisti, non l’ha trovata nessuno, anche perché il “giusto numero” di turisti è un concetto che ognuno vede a modo suo. Il mio è quello di organizzare al meglio un sistema di accoglienza che sappia rendere facilmente fruibile – generando buona economia e posti di lavoro reali – tutto quello che un territorio può offrire. Senza mai dimenticare che la dimensione corretta del turismo – il “giusto numero” da avere come riferimento – non dovrebbe mai essere superiore al 15-18% del prodotto interno lordo di una destinazione.

Roberto Guiggiani