Quest’anno è tornato il festival di Sanremo, all’insegna della speranza per una ripartenza che sembra ancora lontana.
Il festival del 2019 rappresenta l’ultimo spettacolo mediatico svolto nella “normalità”, quando eravamo ancora ignari di quello che sarebbe accaduto, poco prima della chiusura totale dei teatri e di tutte le attività in Italia e nel mondo.
Le musiche del festival dei fiori rappresentano da sempre la colonna sonora della nostra vita, nelle giornate uggiose o nelle serate in compagnia, magari davanti ad un bicchiere di vino, che oltre ad essere accostato al cibo, può ben essere accostato alla musica. I cantautori che hanno citato il vino nel panorama della musica italiana sono numerosi, come non citare Faber, Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Peppino Di Capri… Sarà per questo che oltre all’amore (protagonista indiscusso della canzone sanremese), lo ritroviamo anche nelle canzoni del Festival. La pensa così Annalisa concorrente dell’edizione 2021, che nella sua canzone “Dieci” dice: “A fine lavoro ti penso. Ho cenato col vino sul letto. E non deve andare così”. Come lei anche Coma Cose che in “Fiamme negli occhi” cantano: “Metà sono una donna forte, Decisa come il vino buono, Metà una Venere di Milo, Che prova ad abbracciare un uomo”. Nella scorsa edizione Max Gazzè descriveva “Il Timido Ubriaco” come “Chino, su un lungo e familiar bicchier di vino”.
Luca Barbarossa nel 2018 in “Passame er sale” chiedeva: “Passame er vino, lo mischio col sangue“. Nel 2012 Emma Marone vinse il festival cantando “un po’ di vino e un poco di mangiare” in “Non è l’inferno”. Mentre Vasco nell’edizione del 1983, quando riempì il palco con le meravigliose note della “Vita Spericolata” aspirava a qualcosa di più forte “E poi ci troveremo come le star, a bere del Whisky al Roxy Bar”, l’anno precedente (1982) Albano e Romina dichiaravano che la “Felicità” è un “Bicchiere di vino, con un panino”. Loretta Goggi nella “Maledetta Primavera” del 1981 sosteneva che “Voglia di stringersi e poi, Vino bianco, fiori e vecchie canzoni. E si rideva di noi. Che imbroglio era? Maledetta primavera!”.
E ovviamente il grande maestro Lucio Dalla, cui i Negramaro – che portano il nome di un vitigno!!- hanno reso omaggio proprio in questa edizione. Dalla nel 1971 scandalizzò la critica del tempo con le note della canzone a cui fu censurato sia il titolo (Gesù Bambino, poi cambiato in 4/03/1943) che il testo quando diceva: ”E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto (originariamente per i ladri e le puttane) mi chiamo Gesù Bambino”. E voi quale altra canzone avete scovato??
Stefania Tacconi
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