Toscana

Illegalità nella manodopera agricola, la Cgil: “Un pericoloso aumento anche a Siena”

“Purtroppo quello che è emerso rispetto all’assunzione da parte di una società di servizi di Monteroni d’Arbia di 29 cittadini di nazionalità macedone con documenti di identità bulgari, poi risultati falsi per ovviare agli oneri dettati dalla normativa sull’immigrazione, è un copione che ancora una volta si ripete”.

Lo evidenzia la Cgil in una nota stampa. “Siamo di fronte ad un modello di sfruttamento dei lavoratori agricoli, quasi sempre stranieri, che si manifesta sempre di più anche nei nostri territori e che viene alla luce in tutta la sua crudeltà e inciviltà. C’è da ipotizzare che tale grave episodio non sia solamente che la parte emersa dell’iceberg”, continuano dal sindacato.

L’utilizzo di manodopera irregolare e sottopagata “è una condizione che sta crescendo anche nei luoghi di lavoro della nostra provincia e che regolarmente segnaliamo agli organi competenti ed ai servizi ispettivi che – lo diciamo da tempo -, sono strutturalmente sotto organico, come evidenziato anche dalla protesta dei lavoratori dell’Ispettorato del Lavoro con lo sciopero nazionale di oggi – proseguono dalla Cgil-.Nessun settore è immune da questo fenomeno e la Cgil continuerà a presidiare il territorio e a supportare tutti i lavoratori che si rivolgono al sindacato e che trovano il coraggio di denunciare anche alle Autorità le vessazioni e le modalità di lavoro irregolare che sono costretti a subire”.

“Chiediamo alle associazioni di categoria e alle aziende di vigilare su queste gravi forme di illegalità per contrastare insieme tali reati, che portano inevitabilmente a pratiche di concorrenza sleale e svilimento di un’eccellenza territoriale – proseguono ancora-.Temiamo che le conseguenze economiche del Covid-19 e della guerra in corso vengano usate in maniera strumentale per favorire tali pratiche illecite che privano della dignità malcapitati lavoratori italiani o stranieri e portano vantaggi fiscali ad imprese scorrette e truffaldine – aggiungono-. Serve un nuovo patto sociale-istituzionale affinché l’attenzione su questi pericolosi fenomeni non diminuisca ma anzi si incrementi, la prevenzione e la vigilanza, ognuno con le proprie competenze ma in maniera maggiormente coordinata, possono fare la differenza e salvaguardare, finché si è ancora in tempo, la produzione ed il lavoro della nostra provincia”.

marco crimi

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