“È necessario tenere ferma la barra del rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica italiana ed europea in generale. Occorrerà anche chiarire cosa fare perché un melting pot funzioni bene nella nostra società, in modo che i suoi componenti si sentano effettivamente parte di una comunità e interessati alla realizzazione del bene comune”.
Lo scrive il presidente di Siena Ideale Alfredo Monaci dopo avere analizzato l’indagine Swg sulle opinioni degli italiani riguardo al fenomeno migratorio. “Si sta consolidando nell’opinione pubblica italiana, specialmente fra i più giovani, un atteggiamento, seppure tra timori e perplessità, di progressiva apertura rispetto al passato: 46% contro il 42% che manifesta atteggiamenti di chiusura”, dice Monaci che poi sostiene come questo tema “non può essere affrontato con slogan e parole d’ordine che si sentono ripetute come mantra sia da sinistra che da destra. Si tratta infatti di concepire la nostra società in un futuro non proprio lontano vista l’accelerazione dei processi socioeconomici che rappresentano la causa diretta dei fenomeni migratori”.
Ancora Monaci: “quello che è chiaro invece è che la maggioranza degli intervistati considera i flussi migratori come una necessità per la nostra società, infatti l’affermazione: “l’economia italiana ha bisogno della forza lavoro degli immigrati” è quella che riscuote i maggiori consensi. E’ chiaro anche che perde consenso la quota degli italiani favorevoli a soluzioni di forza per frenare questi flussi, infatti i favorevoli al “blocco navale” sono passati dal 61% della precedente rilevazione al 50%, denotando una significativa diminuzione”.
“Ma insieme a queste aperture e cambiamento di “sentimento” degli italiani rimangono i timori per un aumento della criminalità in seguito all’ingresso degli immigrati, ed i dubbi sulla possibilità di successo delle politiche di integrazione-continua-. Il tema dell’integrazione è proprio quello che spacca in due la platea degli intervistati: una metà condivide l’affermazione “gli immigrati mettono a rischio l’esistenza della cultura italiana e delle radici cristiane”, l’altra metà si ritrova d’accordo con il concetto “gli immigrati rendono la nostra società più varia e ricca””.
Questa polarizzazione di opinioni “riporta alla domanda posta in precedenza su cosa davvero desideri la maggioranza degli italiani-scrive ancora il presidente di Siena Ideale-: una società plurale e multietnica o piuttosto una società multiculturale. Non sono sinonimi, sono due cose distinte fra di loro che comportano effetti e conseguenze molto diverse. Accogliere “tout court” culture provenienti da flussi immigratori comporterebbe il rischio di inserire nella società elementi del tutto o in buona parte contrari al nostro modo di pensare e addirittura in contrasto con il nostro ordinamento giuridico. Si pensi ad un caso limite e cioè se per un eccesso di tolleranza e rispetto verso altre culture, si decidesse di accogliere usanze tribali come il taglio della mano ai ladri, o la pratica dell’infibulazione, si arriverebbe a cose che ci fanno letteralmente rabbrividire”.
“Ѐ evidente che la domanda formulata nel questionario e che trova molti consensi “gli immigrati devono adeguarsi alle regole italiane ma è giusto che mantengano le loro tradizioni, cultura e lingua” necessiti di ulteriori chiarimenti perché sia del tutto chiara la volontà degli intervistati. Così come è da approfondire la volontà espressa da coloro che si ritrovano nell’affermazione “gli immigrati per integrarsi devono eliminare le proprie tradizioni, cultura e lingua e diventare del tutto italiani”. Ambedue queste affermazioni necessiterebbero di maggiore analisi anche per poterne valutare sia le opportunità che le minacce implicite”, continua.
“Credo che rispetto a questa complessa materia si debba fare riferimento ad un grande studioso delle scienze sociali e politiche, il professor Giovanni Sartori. Questi affermava che il pluralismo trova la propria origine nel principio della tolleranza che si fonda sul rifiuto di ogni dogma e sul criterio della reciprocità-conclude-. Se non c’è reciprocità, allora il rapporto non è di tolleranza e Il multiculturalismo non segue questa via. Invece di perseguire una “diversità integrata”, tende a ottenere una “identità separata”, e spesso riesce a crearla suo malgrado. Questo può portare a una società a compartimenti stagni, spesso anche ostili tra loro (come accade in molti paesi che hanno scelto questa via), in cui i gruppi che si formano sono fortemente identitari, e quindi refrattari all’integrazione. Sartori concludeva che il multiculturalismo non è l’altra faccia dell’integrazione, ma la sua negazione”.