Da un lato il mondo che rende omaggio ai tre nuovi Nobel per la medicina, per le ricerche che hanno condotto e i risultati raggiunti contro le cosiddette ‘malattie della povertà’ (infezioni e malaria), dall’altra una sorta di involuzione che riguarda i Paesi occidentali ormai emancipati su tutto tranne che sulle questioni più ‘banali’, quelle date per scontate. E’ il caso dell’Italia, dove è scattato l’allarme per le vaccinazioni. Nell’ultimo anno – dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità – il valore minimo previsto del Piano vaccini è sceso sotto la soglia del 95%, il che preoccupa non poso autorità sanitarie e medici. Soprattutto laddove la causa è da ritrovarsi nell’ignoranza: casi di ritiro dal mercato di alcuni vaccini, ad esempio. Ma anche i terribili ‘falsi miti’ su internet che ci fanno scoprire tanti nuovi esperti che, in virtù di una presunta ‘verità rivelata’, spesso raccontano che il vaccino è peggiore della malattia. Una situazione che rischia di avere gravi conseguenze sia sul piano individuale che collettivo poiché scendere sotto le soglie minime di vaccinazioni significa perdere via via la protezione della popolazione nel suo complesso e aumentare contemporaneamente il rischio che bambini non vaccinati si ammalino, che si verifichino epidemie importanti, che malattie per anni cancellate dalla protezione dei vaccini non siano riconosciute e trattate in tempo. Si assiste al ritorno di malattie che si credevano debellate, quindi. E non solo le vaccinazioni infantili calano, anche quelle degli anziani. Lo scorso anno l’influenza ha fatto più morti del solito. Intanto, sono confortanti invece i numeri delle vaccinazioni per la campagna straordinaria dell’AUsl 7 di Siena contro il virus meningococco C, che prevede la somministrazione gratuita del vaccino tetravalente (cioè valido per i ceppi A, C, W Y) ai ragazzi nella fascia di età 11-20 anni. Al 31 agosto 2015, nella nostra provincia, sono 6100 i ragazzi vaccinati presso le strutture di Igiene e Sanità pubblica e negli studi dei pediatri o dei medici di medicina generale. Si tratta di un dato incoraggiante, considerato che si riferisce al periodo estivo quando la maggior parte delle famiglie è in vacanza. Infatti da maggio ad agosto le adesioni alla campagna vaccinale per proteggersi dal meningococco C sono più che triplicate, passando da 1700 alle attuali 6100. Naturalmente non bisogna abbassare la guardia, soprattutto in vista dell’autunno quando i ragazzi riprendono le attività scolastiche e sportive. Dopo l’ultimo caso di decesso a Prato, per meningite, l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi rinnova l’invito a vaccinarsi.
A SIENA non si sono registrati casi di meningite. Ma come stanno realmente le cose, quali i rischi in tutta la Toscana che ha visto svilupparsi nell’area fiorentino pisana questa epidemia? Il professor Andrea De Luca, direttore di Malattie Infettive al policlinico delle Scotte, chiarisce meglio la situazione.
“Non ci sono stati casi di meningite nella nostra provincia, finora. Però prevenire è molto meglio che curare e c’è grande attenzione, allerta, certo non paura”.
Quale è la situazione?
“Sappiamo di cosa parliamo e sappiamo che quando ci sono queste epidemie, possono coinvolgere diversi cittadini. Il fatto che ci siano stati casi gravi, alcuni mortali perché questo è un ceppo particolarmente aggressivo, meningococco di tipo C ma particolarmente aggressivo, ci fa tenere alta l’attenzione. Quando ci sono, queste epidemie possono coinvolgere una fetta abbastanza ampia delle popolazione. Fondamentale l’ottimo lavoro fatto per la prevenzione con la campagna di vaccinazione gratuita che riduce la circolazione del ceppo. I casi menigite sono la punta di un iceberg, nella maggior parte dei casi – la stragrande maggioranza – si tratta di forme più lievi. Dipende dall’individuo, certo, dalle difese immunitarie ma a volte nemmeno. Basti pensare che la fascia più a rischio è quella dei giovani, quindi più sani e robusti solitamente. Si tratta però di pochissimi casi nell’ambito di una infezione che coinvolge una popolazione ben più ampia, spesso in maniera asintomatica”.
Decisivo per salvare una vita è un intervento immediato…
“Certo. Una forma così violenta ha un tasso di mortalità elevato. Noi medici siamo allertati, in tutti gli ospedali”.
Influenza e meningite: chiariamo le differenze e le false credenze…
“Due epidemia completamente indipendenti. L’influenza ha i classici sintomi con febbre, tosse, dolori articolari. La manifestaizone clinica della meningite è più netta e violenta: febbre elevata, cefalea importante e vomito a getto. A volte manifestazioni emorragiche sottocutanee. I medici comunque sono preparati a riconoscere l’eventuale meningite. Di sicuro c’è una cosa. Ci sono molti più morti per l’influenza che per la meningite”.
Ecco allora che il vaccino diventa fondamentale…
“La vaccinazione antinfluenzale salva molte più vite. Bambini, anziani, malati cronici ma anche tutti gli altri”.
Katiuscia Vaselli