Che l’aria di montagna sia buona, è cosa nota e lo sa bene anche Irma Ilari, che domani festeggia un traguardo di tutto rispetto: 108 anni. Un compleanno speciale, che colloca ‘nonna’ Irma tra i più longevi d’Italia.
E sì che di storie ne ha tante da raccontare, oltre un secolo vissuto energicamente scavalcando due conflitti mondiali, il fascismo, la miseria, le difficoltà, un periodo come quello attuale difficile al pari dei tempi della guerra. Ma anche le gioie più grandi, i figli, i pronipoti, il sole e i profumi dell’Amiata.
Eh sì perché la nonnina è nata ad Abbadia San Salvatore, versante senese dell’Amiata. A parte una caduta accidentale che la costringe ora e muoversi un po’ meno, è stata fino a poco tempo fa completamente autosufficiente: dalla gestione della casa alla spesa, dalle chiacchiere tra amici all’essere tuttora vivace memoria storica del territorio.
Irma Ilari è nata il 22 settembre 1907 ad Abbadia San Salvatore – dove tuttora vive con la figlia – da Aurora Lombardi e Rutilio Ilari.
Prima di sei figli, li ha cresciuti come se fosse la loro mamma. Sposata con Angelo il 14 settembre 1927, ha avuto due figli, Ideale e Luigi, tre nipoti e tre pronipoti, l’ultima nata tre mesi fa.
I primi anni di vita matrimoniale li ha trascorsi a Cesena per seguire il marito che era allora direttore del Dazio. In seguito ha fatto ritorno ad Abbadia, ha rilevato il panificio della suocera nel cuore del paese (è al pian terreno della casa dove tuttora vive)conducendolo per ben 40 anni e, specialmente durante la guerra è stata punto di riferimento per tutto il paese.
Quale è stato il suo compleanno più bello? E quale il regalo più bello?
“Il più bello è stato quando ho compiuto 100 anni – racconta Irma – . E’ venuto a trovarmi il sindaco con l’assessore e a portarmi i fiori. Tante persone sono venute a farmi gli auguri. Poi siamo stati a pranzo al ristorante con tutti i miei parenti e la mia sorella più piccola, Imola, morta qualche mese dopo. Ogni compleanno ricevo molti regali, ma il regalo più bello è proprio festeggiare i miei compleanni: vengono sempre tutti i parenti anche da lontano, mangiamo e stiamo insieme. Ora ci sono anche i miei tre nipotini piccoli e la festa è ancora più bella”.
Cosa ricorda del periodo della guerra con maggiore dolore e cosa con maggiore amore e gioia?
“I momenti più difficili li ho vissuti durante i bombardamenti: mi nascondevo nel rifugio con la mia figliola, mentre mio marito stava al forno per continuare a lavorare e fare in modo che non venisse saccheggiato o distrutto.
Ho avuto una grande paura quando fecero saltare il ponte che portava fino al paese: lo scoppio fu fortissimo e proprio vicino al rifugio. Ho avuto molta paura. La gioia più grande è quando sono arrivati gli alleati e abbiamo capito che la guerra era finita”.
Quanto è importante la solidarietà? Cosa ricorda di aver fatto per i suoi amici e paesani durante la guerra?
“C’era tanta gente che aveva bisogno, non aveva da dare da mangiare ai propri bambini. Venivano da noi con le tessere e io potevo dargli solo il pane previsto, non di più. Però cercavo sempre di mettere da parte qualche pagnotta da dare la sera di nascosto a qualche famiglia più numerosa e con bambini piccoli”.
“Mamma – interviene la figlia Ideale – ha aiutato molte persone senza mai dirlo a nessuno. E tanti tutt’ora gliene sono grati. Qualche anno fa bussò alla nostra porta una signora di Roma. Mi disse che cercava la fornaia Irma, la stava cercando da molto tempo. Ci raccontò che la sua famiglia viveva ad Abbadia San Salvatore nel periodo della guerra. Lei era una bambina. Un giorno, le raccontava sua madre, non aveva niente
da darle da mangiare e lei piangeva. Allora andò al forno a chiedere se era avanzato del pane da poterle dare per carità. Irma non l’aveva, era finito tutto. Ma non si perse d’animo: cominciò a raschiare tutti i residui di pasta di pane che poteva recuperare nell’impastatrice. Riuscì a tirarne fuori una piccola pagnotta che donò alla signora per la sua bambina. Questa donna di Roma ci disse che sua madre più volte le aveva detto che era viva per merito della signora Irma. Per questo era voluta venire a conoscerla e a ringraziarla personalmente”.
Se potesse tornare indietro cosa rifarebbe e cosa invece non rifarebbe mai?
“Rifarei sempre del bene agli altri. Ne vale la pena. Non ho niente invece che non rifarei”.
Se guarda avanti, cosa andrà a lasciare ai suoi nipoti?
Il mio buon esempio, il mio affetto. Ho sempre vissuto bene perché sono sempre stata poco interessata ai pettegolezzi. E nel forno ce n’erano tanti. Mi son trovata bene così: facendomi i fatti miei”.
Cosa si sente di dire ai giovani di oggi?
“Di lavorare, di darsi da fare, di volere bene agli altri. Si devono ricordare sempre di pregare per la salute e apprezzare le cose che abbiamo. Così vivranno bene”.
Domenica prossima nonna Irma verrà festeggiata da parenti e amici al ristorante, lei ci tiene a offrire il pranzo ed è un’amante della buona cucina e del buon vino. E forse il segreto sta tutto lì.
Katiuscia Vaselli
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