“In noi esiste il timore che, com’è avvenuto nei precedenti casi di modifiche del Palio (peraltro finora condivisibili), queste divengano poi la regola”, ed ancora “siamo dunque del parere che non ci si debba arrendere all’ineluttabilità del “niente sarà più come prima” ed auspichiamo che, appena possibile, si possa tornare a correre il palio esattamente così come lo conosciamo da generazioni”.
Lo si legge in una lettera che 17 ex-barbareschi, uno per ogni contrada di Siena, hanno scritto e firmato congiuntamente. L’appello è stato inviato al sindaco di Siena Luigi De Mossi e agli organi di stampa della città. “Ci autodefiniamo “anziani” nel senso migliore del termine, nel nostro caso sinonimo di esperienza contradaiola- si legge nel testo-, di fedeltà alla tradizione paliesca e di attaccamento alla grande festa senese. Nelle nostre chiacchierate tra “ex colleghi”, in questo lungo e triste periodo di forzata assenza del tufo sull’anello di Piazza del Campo, non possiamo nasconderle che ci ha colto sempre di più la fortissima preoccupazione che il palio, a motivo della ben nota pandemia di covid, rischi di subire a breve tali e tanti stravolgimenti da farlo risultare alla fine irreversibilmente snaturato”, rilevano.
“Certe paventate “limitazioni” di cui si è sentito parlare affinché le istituzioni preposte possano acconsentire al ritorno dei cavalli nel Campo, lasciano alquanto perplessi-sostengono gli ex-barbareschi-. E’ noto infatti che il Palio di Siena non è un “paliotto” qualsiasi, né tantomeno una delle innumerevoli rievocazioni storico-folkloristiche allestite nel nostro paese a beneficio di turisti, bensì una “festa di popolo. Ecco allora che contingentare la partecipazione dei contradaioli e delle persone in genere nei giorni del palio e nei suoi momenti topici non lo renderebbe più tale. Il Palio – si sa – non è fatto solo di rumori, di colori e di suoni ma è fatto anche di incontenibili abbracci nel momento del trionfo, di lacrime versate stretti assieme per una sconfitta dei propri colori, di libero sfogo al giubilo più sfrenato, di bambini che gomito a gomito danno la stura alla loro senesità agitando dal palco il proprio fazzoletto…”, concludono.
La lettera è stata sottoscritta da: Ameraldo Bianciardi, Claudio Pallanti, Andrea Calamassi, Carlo Bonacci , Stefano Talucci, Alessandro Neri, Giancarlo Rosati, Luciano Chiti, Mario Fracassi, Giancarlo Cambi, Enrico Brandani, Valerio Gentilini, Giancarlo Berni, Alessandro Mori, Antonio Casini, Mario Savelli, Aldo Nerozzi