Un capolavoro artistico “che possa essere ammirato non solo per la bellezza, ma anche per quello che rappresentato nei suoi autori: un’espressione visiva della Fede”, così l’Arcivescovo metropolita di Siena S.E Augusto Paolo Lojudice ha parlato della Madonna col bambino del senese Stefano di Giovanni detto il Sassetta. La tavola è stata presentata stamattina, nella sala delle statue del museo dell’Opa, alla stampa, in particolare sono stati presentati i lavori di restauro che sono stati finanziati dal Fai di Siena. “L’arte serviva per educare a credere di più – proseguito Lojudice-. Mi auguro che il nostro patrimonio più classico possa indurre le persone a porsi delle domande forti sulla nostra esistenza”.
Quello dell’opera del Sassetta è un viaggio molto lungo, partito nel 1400, “proviene da una pieve a Basciano, nel comune di Monteriggioni – spiega il direttore del restauro Alessandro Bagnoli-, appartiene al periodo del Tardogotico, Sassetta ha recuperato il meglio della tradizione senese guardando anche alle novità fiorentine, introdotte per esempio da Masaccio. Nel 1914 l’opera fu attribuita al Sassetta dal conoscitore americano Federico Mason Perkins. Tra 1930 e il 1950, erano cresciuti i dubbi, dovuti anche alle brutte condizioni in cui versava la tavola, che si trattasse di un lavoro fatto del Sassetta. Nel 1963 ci fu il primo restauro e l’esposizione alla mostra Arte nella Valdelsa a Certaldo, in quell’occasione il curatore Paolo del Poggetto rilancio l’attribuzione all’artista senese. Il nostro intervento tenderà a istituire una piena leggibilità al dipinto e alla vernice che è offuscato“, aggiunge.
Soddisfazione è stata espressa dalla capo delegazione del Fai di Siena Donatella Capresi, “Questa è stata la nostra seconda operazione di recupero, stavolta ci troviamo di fronte a un piccolo grande capolavoro del Sassetta – sottolinea-. Abbiamo affrontato il progetto alla fine del 2019, prima che esplodesse l’emergenza covid. Quella che sembrava una passeggiata è diventata una cosa quasi impossibile da fare, ma abbiamo superato tutto con tenacia e voglia di fare. Una piccola grande avventura resa possibile solo con la collaborazione, sorpassando i personalismi che ci sono in questa città”.
L’affidamento dei lavori è andato al restauratore Jacopo Carli, che durante la conferenza, ha indicato le tecniche che utilizzerà, “ho fatto numeri e linee tratteggiate che indicano i saggi di pulitura. Una volta trovata la soluzione per rimuovere lo sporco senza rovinare l’opera originale le ho indicate alla Soprintendenza e al professor Bagnoli – afferma Carli-. Ho rimosso lo strato di vernice che risale al 1963 e che si è ingiallita e ha trattenuto uno strato di polvere superficiale”. Poi Carli aggiunge, “Nel legno della tavola è caduta dell’acqua, l’umidità ha inciso nella pittura e chi ha pulito ha causato una consunzione”.
A chiudere l’evento odierno è stato il rettore dell’Opera della Metropolitana Guido Pratesi, ” il Fai è stato molto attento: in un periodo dove i fondi dell’arte cominciano a scarseggiare, si è deciso di investire lo stesso. Siena è una città dove il turismo è ancora forte, viaggiamo ancora al 50% di presenze, un dato superiore a molte realtà italiane. Questo deve farci capire quanto l’arte è importante in città”. Poi Pratesi parla delle progettualità future dell’Opera della Metropolitana, “vorremmo rivalutare il nostro museo. Le nostre opere d’arte sono manifestazione della fede”.
Marco Crimi
Katiuscia Vaselli