Una grande malinconia, proveniente dalla distanza e dal distacco, pervadeva l’animo del viaggiatore che aveva rimandato il momento in cui incamminarsi. Premeva la partenza, ma la partenza era impedita. Fu in quel momento che gli venne fatta la grazia, forse dalla Madonna.
Non caddero all’improvviso gli ostacoli – quelli permanevano indifferenti –, ma fu come se avessero perso nerbo ed efficacia. Egli si ritrovò libero in sogno: camminava per delle strade costeggiate da case gotiche; poi le case assunsero un aspetto popolaresco, tuttavolta ascensionale; e i passanti intorno cominciavano ad addensarsi in un flusso unitario, che pareva attratto da una sola direzione, come se tornassero fatalmente alla loro fonte, verso il richiamo delle origini. Egli si lasciò trascinare, senza interrogarsi, poiché gli pareva naturale.
La corrente umana si incanalò in un vicolo, inondò dei gradini, si effuse in fondo a una piazza aperta innanzi alle colline dell’orizzonte, da qui come una mareggiata risalì una costa, trovò un ostacolo, lo superò e per un passaggio angusto venne proiettata in un getto entro il grembo di una conca dai bordi magnificamente edificati. Qui suoni e clamori, sotto un cielo smaltato dal sole già quasi declinante dell’estate: tra i quali, scuro e sordo, il rintocco lentamente ripetuto di una campana inesorabile, annunciante qualcosa, un’altra partenza, che niente avrebbe mai arrestato o impedito. La folla, che dentro quel vasto cuore cittadino si era accresciuta e ancora veniva alimentata dal flusso umano, non aspettava altro che quella partenza e il suo esito misterioso, che la sorte voleva sconvolgente, sia nella gioia della vittoria che nel dolore della sconfitta.
Il viaggiatore si destò. Il sogno fu la realtà. Ed egli seppe che la vita può essere colta e giocata in pochi minuti. Dispersa la malinconia, la sua partenza non venne più rimandata.
Testo: Andrea Laiolo
Illustrazione: Riccardo Manganelli
Andrea Laiolo nasce ad Asti nel 1971. Si laurea con una tesi sulla valenza scenica del verso alfieriano, vincitrice del Premio Alfieri nel 1999. La sua prima silloge poetica è del 2004, seguita da altre, le ultime delle quali sono Aurea Ora (Bertoni 2021) e Nella schiusa rosa dei venti (Controluna, 2023) che contiene anche testi di Mario Marchisio e Bartolomeo Smaldone; ha inoltre pubblicato testi teatrali e vari interventi saggistici. Del 2022 è I figli del mattino (Readaction Editrice), raccolta di racconti ispirati agli antichi pittori della Scuola Senese e alle loro opere: il più recente pannello appartenente a un lavoro letterario che ha avuto fin dall’inizio la città del Palio tra i suoi principali oggetti, e già sfociato in una raccolta poetica interamente dedicata: La città della Festa, Achille & La Tartaruga, 2016)