Toscana

La storia del fiasco toscano

Chi di voi si ricorda i vecchi fiaschi di vino a volte anche esposti all’esterno delle trattorie, su una tavola imbandita con una tovaglia spartana, come invito ad entrare negli anni ’80? Si trovavano anche al supermercato rivestiti di retine in plastica.

Oggi sono quasi spariti, forse per un retaggio che li associava a vino di bassa qualità (basti pensare anche ai detti associati: essere un fiasco, fare fiasco… etc. etc.), forse per problemi più di tipo logistici (il trasporto non è così agevole come per le bordolesi). Fatto sta che oggi il fiasco è stato quasi completamente sostituito dalla bottiglia a forma bordolese, più elegante più piccola e più pratica. La storia del fiasco è tutta toscana ed affonda le sue radici addirittura nel 1300.

A quei tempi i maestri vetrai, localizzati nella Valdelsa tra Colle e Poggibonsi o nel Valdarno, producevano questi contenitori dal collo stretto e la pancia larga e tonda, per contenere del vino. Il vetro inizialmente veniva completamente rivestito da un’impagliatura (fatta generalmente di stiancia) che lo proteggeva sia dagli sbalzi di temperatura, e quindi da possibili alterazioni, ma anche dalla rottura durante il trasporto. Le tracce storiche si ritrovano all’interno di numerose novelle del Decameron del Boccaccio, ed in alcune raffigurazioni dei dipinti del Botticelli (“Banchetto per Nastagio degli Onesti”) e del Ghirlandaio (“La nascita di Giovanni Battista”).

Nel 1574, il Granduca di Toscana ne fissò la misura della capacità a 2,28 lt. (fonte florencecity.it), per evitare le frequenti frodi, e da allora quella capacità divenne unità di misura in Toscana. Per garantirne l’autenticità si cominciò ad apporre i sigilli sul vetro della bottiglia (antesignani delle odierne fascette). Nel ‘700 le dure operazioni di impagliatura vennero affidate alle donne delle campagne.

Mentre si deve al Nobile deputato Toscanelli l’inserimento del tappo a pressione, onde evitare la fuoriuscita del liquido. Ai nostri giorni, alcune aziende stanno recuperando questa antica tradizione toscana ed è ancora possibile trovare qualche fiasco di Chianti Classico Docg o di bianco toscano IGT, impagliato alla vecchia maniera.

Stefania Tacconi

marco crimi

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