L’Accademia Musicale Chigiana con il suo direttore artistico Nicola Sani esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Sylvano Bussotti, compositore geniale e artista poliedrico, instancabile esploratore e traduttore di forme, generi e linguaggi espressivi, il cui estro mai scontato ha inciso profondamente nel mondo culturale, artistico e musicale del secolo scorso.
Il suo cammino personale e artistico ha più volte incrociato la vita dell’Istituzione musicale senese. Nel 1974, in occasione della Settimana Musicale Senese, fu acclamato protagonista del concerto inaugurale con l’esecuzione in prima assoluta della sua composizione I Semi di Gramsci nella versione per quartetto solo, affidata all’interpretazione del Quartetto Italiano (26 agosto 1974). Un momento impresso nella memoria dell’Accademia Chigiana e sigillato per sempre dalle meravigliose parole di Massimo Mila su La Stampa: «Sylvano Bussotti – scriveva Mila – è ormai assurto […] a un rango incontestabile di maestro, per quanto strano possa suonare questo epiteto addosso a un personaggio così pieno di estri fuori ordinanza» (La Stampa, 28 agosto 1975).
Fiorentino di nascita, dove iniziò lo studio del violino e frequentò il Conservatorio cittadino, Bussotti, che ha sempre affermato di essere un autodidatta, almeno per quanto concerne la pratica della composizione, sarebbe tornato a Siena ancora molte volte. Nel 1975 fu l’anima, appassionata e provocatoria – come sempre furono la sua arte e la sua musica – del Corso speciale di composizione (25-30 agosto 1975), nonché, ancora una volta, protagonista del doppio concerto inaugurale della Settimana Musicale Senese (25-27 agosto 1975), firmando la regia e i costumi di La villanella rapita, un opera-pastiche di W.A. Mozart realizzata nell’ambito del Corso dedicato all’opera lirica.
Nello stesso anno furono eseguite in prima assoluta Poesia di De Pisis (Campane), nel concerto dedicato alla memoria di Luigi Dallapiccola, scomparso quello stesso anno (Settimana Musicale Senese, 27 agosto 1975) e Fragmentation per due arpe e un solo esecutore (Settimana Musicale Senese, 30 agosto 1975). Nelle note scritte di suo pugno in preparazione a un incontro che si sarebbe tenuto prima dell’esecuzione di Fragmentation, Bussotti ci offriva un’appassionante presa di posizione sulla musica, disinibita e contro ogni pregiudizio o abitudinaria disattenzione:
«E non mi disprezzate la cattiva musica. Nel senso di ciò che musica è o non è. La musica cosiddetta popolare. Siccome la si sona e si canta molto più appassionatamente della buona musica. (Nel senso di musica classica o Grande Musica, la Pesante). Poco a poco ella s’è impregnata del sogno e delle lagrime degli uomini. Rispettatela per questo. Il suo posto è immenso nella storia sentimentale della società. Ritornelli che un orecchio fine, educato, rifiuterebbe di ascoltare, ricevettero il tesoro di migliaia di vite per cui suonarono come ispirazione, consolazione premurosa e perenne; di cui furon la grazia e l’idea. […] Comprendere più tardi, molto più tardi, quanto conti poco l’estetico vezzo e perché musica sgorghi diretta, risuoni ovunque di là dalle misure, è scoprire seccati come non si diano differenti gerarchie musicali, mobilità o promozioni; la musica è innanzitutto il suo fisico, ora sensuo, fenomeno. Non vi sono, cioè, musiche diverse, l’una dell’altra ignote; non vi è analfabeta o colto; non ci sarà tratteggio che divida nella gola del canto l’assalto rigonfio che punta di emozione porta sin sopr’esplodere un fiotto di sonora linfa, armoniosa, asprigna, contro il tacito discanto del respiro» (XXXII Settimana Musicale Senese, 30 agosto 1975).
Negli anni successivi le sue composizioni sono state presenti ancora e più volte nei programmi dei concerti chigiani, fino alle ultime edizioni del Chigiana International Festival & Summer Academy.
«Sylvano Bussotti è stato un compositore grandissimo – dichiara Nicola Sani, Direttore artistico dell’Accademia Chigiana – i cui percorsi si sono spesso e necessariamente incrociati con Siena. La sua opera, oltre a comprendere assoluti capolavori di importanza cruciale, tra cui composizioni come il quartetto I Semi di Gramsci, La Passion Selon Sade, The Rara requiem e il Melodramma romantico Lorenzaccio, dal dramma omonimo di Alfred de Musset, si estende a tutte le componenti dell’espressione musicale, artistica, visiva, filosofica e in generale del pensiero umanistico. Il rapporto tra scrittura, segno e suono trovano in lui un fondamento determinante per il pensiero compositivo del XX secolo, così come il rapporto tra suono e alea, con le grafie aleatorie e la componente fisica, corporea che incarna il suono e ne diventa verbo, natura in movimento. Una perdita immensa sulla quale sarà molto importante continuare a ragionare nei prossimi decenni».